Ripensare il “contratto sociale”

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Mentre nove uomini e due donne sono in corsa per le elezioni presidenziali in Francia, i vescovi francesi ribadiscono l’esigenza di rifondare la politica. Già nel giugno scorso, a fronte di una società francese «inquieta, ansiosa, insoddisfatta », mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza dei Vescovi francesi, preannuncia un libro, pubblicato il 13 ottobre, finalizzato a risvegliarsi e a «ritrovare il senso del politico ». I vescovi francesi, a contatto quotidiano con i cittadini delusi da una politica lontana dai bisogni materiali ed immateriali, sollecitano un impegno per riscoprire la dimensione autentica della politica, abbandonando la sterile contestazione per imboccare la via della partecipazione per uno sforzo di «rifondazione ». Si tratta, in particolare, di «ripensare il contratto sociale» tra lo Stato e i cittadini facendo emergere risposte concrete per un «paese generoso, ma in attesa». Le precondizioni necessarie per questa ritessitura del contratto sociale partono dalla promozione di una visione antropologica comune all’interno dell’intero tessuto comunitario, con un chiaro riferimento al matrimonio omosessuale e all’eutanasia. Perché questa breve analisi sulle proposte culturali e politiche dell’episcopato francese? Perché è immediatamente percepibile una significativa analogia con la situazione politica italiana. Sensibilmente diversa la terminologia del magistero sociale dell’episcopato italiano, ma sostanzialmente analoga la diagnosi complessiva e la terapia da praticare. Il ruolo dei cattolici francesi, italiani o tedeschi – pur nelle obiettive diversità dei contesti territoriali di appartenenza – non è dissimile: c’è urgenza di sviluppare «una laicità aperta» vale a dire che non impedisca ai credenti di esprimere la loro convinzione in nome di una «neutralizzazione religiosa della società ». In Italia, l’episcopato delle regioni meridionali, Sardegna inclusa, nel significativo convegno di Napoli dello scorso febbraio, ha ribadito la «rilevanza pubblica della fede» per costruire la "Chiesa in uscita" tanto cara Contrasto alle patologie tiroidee e promozione della iodoprofilassi: l’Ameir coinvolge ancora gli studenti delle scuole dell’obbligo. E così, in vari istituti scolastici della provincia, l’Associazione malati endocrini irpina, presieduta dal dottor Felice Leone, continua a promuovere iniziative e appuntamenti rivolti alla prevenzione e alla corretta informazione sanitaria sulle malattie della tiroide. Nel mese di marzo e di aprile, l’organismo irpino onlus di volontariato, che è anche componente del Cape, il Comitato associazioni pazienti endocrini, ha già programmato una serie di incontri da realizzare nei plessi dell’Istituto Comprensivo “Mercogliano”, con la preziosa collaborazione della dirigente scolastica, la professoressa Alessandra Tarantino, coadiuvata dalla referente del progetto, la professoressa Filomena Giacobbe. Così come è avvenuto in altre scuole d’Irpinia, i referenti scientifici e i volontari dell’Ameir, coordinati dal dottor Fiore Carpenito, esperto e noto endocrinologo, incontreranno insegnanti e alunni per trattare e approfondire le tematiche riguardanti l’importanza di un corretto apporto di iodio a tutte le età per un regolare funzionamento della tiroide. La prima iniziativa si è svolta lo scorso 14 marzo presso il plesso scolastico di Torelli di Mercogliano e il programma di incontri si svilupperà secondo questo calendario, sempre a partire dalle ore 9.00: il 21 marzo presso la sede centrale di Mercogliano; il 28 marzo presso il plesso “Amatucci” e il plesso “San Modestino”; il 4 aprile presso l’istituto scolastico di Ospedaletto d’Alpinolo. a Papa Francesco. È chiaro dunque che il ruolo dei cattolici europei è fondamentale non solo per rifondare la politica all’interno dei singoli stati nazionali, ma anche per delineare un filo conduttore comune di valori, tradizioni ed obiettivi programmatici – che l’Europa non riesce a riscoprire, cuore dell’alveo sempre attuale del cattolicesimo sociale europeo. Un messaggio forte, quasi inedito alla vigilia delle elezioni presidenziali francesi, è il riferimento dei vescovi francesi alla difesa del «contratto sociale» facendo riferimento a Jean-Jacques Rousseau con i suoi principi di «libertà, uguaglianza, fraternità». In realtà questa nuova dottrina sociale della Chiesa italiana o francese che sia, va oltre i limiti paradigmatici della sinistra italiana ed europea. Al laicato cattolico europeo – sempre in coerenza con le proprie rispettive fisionomie nazionali – compete l’arduo compito di raccogliere la sfida che la storia e la stessa Chiesa di appartenenza lanciano su un percorso di rinnovamento della politica che, a tutt’oggi, nessuno è capace di delinearne uno diverso e alternativo: le radici cristiane dell’Europa e la nuova questione antropologica globale costituiscono i binari percorribili per un nuovo umanesimo, senza muri e senza anacronistici egoismi.
edito dal Quotidiano del Sud