Riscossa civile e memoria

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La quasi certa conclusione dell’attuale ipotesi di governo giallo-rosso induce non pochi osservatori ad esternare qualche considerazione di metodo, accantonando per amore di patria quella di merito affidata al difficile e, forse, necessitato cammino del nuovo governo. La prima considerazione riguarda le tante dichiarazioni dei maggiori esponenti delle due forze in campo – Pd e M5S – frutto di una deleteria e permanente mancanza di lettura della domanda civile e sociale proveniente dalla comunità nazionale, almeno da quella ancora sveglia e preoccupata dalle future sorti del Paese. “I partiti senza dignità”, come evidenziato da Gianni Festa nel suo editoriale della scorsa domenica, sono tali perché sono i loro dirigenti a non avere un minimo di dignità culturale, ossessionati solo a consolidare le posizioni personali di potere all’interno di squallidi equilibri senza pensiero e senza prospettive. Senza prospettive, perché la mancanza totale di qualsiasi tipo d’impegno per l’interesse comune porta a vivere soltanto l’egoistico momento presente. Si finisce, pertanto, a vivere una allegra idiozia in cui una visione di futuro non riesce a trovare un minimo di radicamento: la nostra società italiana e quella europea vive sulla sua pelle il complesso di Cassandra come patogenesi degli attuali sovranismi populistici nazionali – non solo italiani – come hanno dimostrato le ultime elezioni in Germania. Allora alcune domande di fondo vanno, frattanto, evidenziate di fronte alla crisi attuale su che cosa si basa ciò che definiamo legame sociale, come connettivo indispensabile dell’intero tessuto comunitario? Che cos’è quel che mi vincola, mi lega ad altre persone lungo un cammino comune, in un determinato luogo? Probabilmente è una questione etica che vede come fondamento del rapporto tra l’ambito morale e quello sociale che si alimenta proprio in quello spazio in cui l’uomo è uomo nella società, è un animale politico, come direbbe Aristotele e tutta la tradizione repubblicana classica. Questa natura sociale dell’uomo è alla base della possibilità di costruire un contratto tra gli individui liberi, come propone la tradizione democratica, non solo occidentale. Tanto premesso e considerato il tentativo di Conte di fare sintesi delle scarse positività dei due maggiori partiti per realizzare un progetto politico credibile – ammesso che sia questo l’obiettivo prioritario – per superare i folli egoismi che ci bloccano sull’orlo del burrone, per ragioni non solo economiche e finanziarie, ma anche per l’indifferenza civile e sociale e per costante miopia culturale –  che possibilità di successo ha? La risposta è collegata alla possibilità di una grande e paziente riscossa civile di tanti italiani capaci e portatori di pensiero ma inerti nell’alimentare l’agorà del confronto e del progetto condiviso per fare attiva memoria delle proprie radici, con il coraggio profetico del futuro e la capacità di captare il presente superando gli interessi individuali lungo il necessario cammino proteso al traguardo del bene comune.

di Gerardo Salvatore