Rosatellum carta vince, carta perde

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Al di là delle opinioni sulla sua utilità ad assicurare la governabilità, il Rosatellum presenta contraddizioni indigeribili per gli elettori (pluri-candidature e ripescaggi dei bocciati dagli elettori proprio nel collegio dove hanno ottenuto di meno, attribuzione dei voti di una lista- civetta che non raggiunga il quorum alla forza principale alleata, ecc.) Queste sue caratteristiche lo fanno sembrare molto simile a una specie dell’antico gioco delle tre carte.
Tuttavia, proprio il modo contorto in cui il testo è congegnato – che non ha sciolto affatto tutti i nodi – rischia di riservare sorprese, sia durante la fase di formazione delle liste che in quella post-elettorale delle alleanze di governo.

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 Renzi ha riposizionato per ora il partito al centro dei giochi pre-elettorali, sia pure a prezzo di forti difficoltà a sinistra. E ha accresciuto la sua forza interna. Sarà lui (salvo gli effetti di una probabile sconfitta elettorale alle regionali siciliane) a decidere sulle candidature. Vistoso anche il cambiamento nelle dichiarazioni, con l’annuncio del corpo a corpo elettorale con il centro-destra! Fumo negli occhi o reale cambiamento di rotta? Chissà. Se lo scontro tra Fi e Pd dovesse essere davvero al calor bianco, tuttavia, potrebbe non essere così facile ricucire le ferite con un inciucione post-elettorale Il Pd già dovrà fare i conti con la perdita del precedente premio di maggioranza. Punterebbe ora su una consistente pattuglia di personalità non allineate (e perciò “fuori quota”). Le minoranze, perciò, temono un forte ridimensionamento. E i parlamentari del Nord di essere schiacciati da un ricompattato centro-destra.

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 L’altro leader che per ora può ritenersi soddisfatto è Berlusconi, uscito dall’angolo. Artefice della legge elettorale, perciò anche arbitro delle candidature di FI contro ogni tentativo frondista. E ben posizionato anche in vista della formazione della nuova maggioranza governativa. Certo, anche in FI non è che tutti siano tranquilli. Gli eletti al Sud sono timorosi che l’effetto combinato di liste Pd e liste locali (qualcuna anche di sinistra) possa farli fuori. E i candidati nei collegi uninominali dovranno essere concordati con una Lega certa di crescere e con una Meloni irritata per essere stata emarginata e timorosa ancora di più per il futuro! Infine, è così certo che l’ex cavaliere accetti di liquidare le possibilità di un centro-destra unito per consegnarsi armi e bagagli a un Renzi ansioso solo di tornare a palazzo Chigi?

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 Da questa vicenda esce per ora isolato ilM5S. I suoi esponenti nascondono, alzando i toni e minacciando barricate, la delusione per essere rimasti fuori dai giochi. Tuttavia, l’inatteso epilogo è stato il frutto anche di una errata valutazione di prospettive da parte della dirigenza pentastellata. I 5S, provati dalle accuse di inciucio per la condivisione del Tedeschellum poi naufragato, erano convinti che non si sarebbe più riusciti a concordare un nuovo testo di legge elettorale. Hanno dovuto amaramente ricredersi, finendo esclusi dalle trattative. E con la probabile perdita di decine di parlamentari! Ora, per loro, la prospettiva di andare al governo sembra allontanarsi.

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 Il Rosatellum sarà forse utile nell’immediato per sbarrare la strada al M5S, permettendo un altro giro di giostra ad una partitocrazia sempre più in crisi di credibilità e di consensi. Tuttava, lascia incautamente in esclusiva al M5S la vistosa rendita di posizione di forza della democrazia diretta contro il palazzo! Un errore strategico, che potrebbe dimostrare in un futuro anche non lontano tutto il suo peso!

di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud