Sanità, politica e corruzione

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La corruzione in Italia non è finita né è rallentata, a venticinque anni da tangentopoli. L’ultimo episodio di corruzione nella sanità Lombarda né è una prova. Sulle truffe nella sanità la causa è da ricercare nell’assalto dei privati o di chi ci lavora, non a tempo pieno, alle sue ricchezze con convenzioni per la fornitura di servizi e prestazioni o con esercizio contestuale di attività collaterali. Il tutto mercé la collaborazione dei politici ed amministratori al fine di conservare il potere e finanziare le loro campagne elettorali. La gestione del potere da parte della politica, con il conseguente fenomeno della corruzione, dovuto all’intreccio tra interessi privati, a volte malavitosi, che prevalgono su quelli collettivi è la vera ragione dell’anomalia, tutta italiana, che anche la nuova stagione della “rottamazione” a volte cialtronesca, non vuole debellare, illudendosi di poterlo fare con riforme, spesso solo annunciate e con inasprimenti di pena o con autority, che non incidono di una virgola sull’anomalia del sistema italiano. Analoga causa nelle altre branche. “La crescita esponenziale della spesa pubblica …. ancorché offrire opportunità di redistribuzione efficiente ed equa delle risorse, ha finito con il rappresentare una possibilità per i politici e amministratori di realizzare forme di redistribuzione distorsiva perché finalizzata a soddisfare il beneficio di pochi in cambio di rendite ottenute come compenso della mediazione politica o amministrativa nella forma della tangente o/e del sostegno elettorale” (La corruzione in Italia – Fiorino/ Galli- il Mulino 2013 pag. 54) Non si tratta delle solite mele marce, come si vuol far intendere, ma di un sistema che ha maglie troppo lasche per impedire episodi corruttivi, ed un maggiore regime di trasparenza o pene più severe–come suggeriscono di solito i politici quando i loro colleghi vengono trovati con le mani nella marmellata – non funzionano, perché, dopo qualche settimana di gran cassa dei media, tutto ritorna come prima. Gli episodi di corruzione non riguardano solo le regioni del sud, dalla Sicilia alla Calabria, alla Campania (dove secondo un’inchiesta dell’Espresso di questa settimana la corruzione è aumentata del 128%) nelle quali il clientelismo, la rendita parassitaria, la collusione politici/ imprenditori privati “disinvolti ed intraprendenti” sono la regola e sono entrati nella percezione collettiva come ineluttabili e cristianamente accettati, nella speranza di ricavarne qualche briciola, ma anche regioni virtuose, come la Lombardia, dove c’è una buona sanità e che vantano un apparato burocratico, professionale ed amministrativo di tutto rispetto, competente ed onesto Bisognerebbe rimuovere l’intreccio tra la politica e il funzionamento delle amministrazioni pubbliche e operare una drastica divisione tra pubblico e privato, anomalia tutta italiana. Da noi, nel profondo Sud, il pubblico- soprattutto in sanità- è alla mercé dei privati che ne succhiano la parte migliore. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Bisognerebbe che i politici non entrassero nella gestione attraverso le nomine, non solo ai vertici ma, giù per li rami, fino alle categorie più basse. E’ rimasto celebre l’episodio, che andò su tutti i giornali, di Mastella alla disperata ricerca di un cardiologo iscritto al suo partito perché gli era toccato un primariato in quella branca. Si arriva, invece, ad attaccare la magistratura, con epiteti indegni di un paese civile, come fa Salvini. I partiti, previsti dalla Costituzione, dovrebbero essere finanziati dallo Stato ed essere disciplinati dal codice civile come società giuridiche sottoposte ai controlli del Tribunale. Non dovrebbero effettuare nomine di alcun genere e l’autonomia della dirigenza pubblica dovrebbe garanzia di democrazia. Le ultime nomine alla Rai, invece, dimostrano che, nella gestione e conservazione del potere, in Italia non è cambiato nulla. Tutte le nomine hanno un comune denominatore comune, a prescindere da qualche merito, che pure qualcuno ha. Gli ultimi nominati, come quelli che li hanno preceduti in altri campi, sono tutti renziani di ferro, e la Bignardi ha, forse, solo questo merito. E’ strano che il Direttore generale della Rai, Campo dell’Orto, rivendichi la sua autonomia se deve la sua nomina a Renzi? E come possono dimostrarsi autonomi i dirigenti che rispondono, in ultima istanza, al potere politico che li ha nominati? Fino a quando non si scioglierà, anche con la spada, questo nodo gordiano, in Italia non si va da nessuna parte. La corruzione, insieme ad altre concause, come l’evasione fiscale, le rendite ed i privilegi, frenano lo sviluppo anche se Renzi si ostina a sbandierare il contrario, salvo a prendersela con il gufo di turno che oggi è, guarda caso, addirittura l’Europa!
edito dal Quotidiano del Sud