Sant’Andrea di Conza, un tavolo per la rinascita

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Andrea Riciardiello

E` stato un vero e proprio debutto in società quello del giovane e neo laureato il Dottor Stefano Carluccio figlio del noto architetto Michele, quando, in un primo pomeriggio di sabato 4 gennaio nella sala della Società di Mutuo soccorso, ha aperto il dibattito spiegando che l’evento, da lui coordinato, e organizzato con associazioni, comuni, liberi professionisti, etc., si prefiggeva di incontrare, ascoltare i cittadini per poi far recapitare a De Luca e trovare loro delle soluzioni ai problemi che affliggono il tessuto socio economico del territorio irpino e non. A ricevere i presenti, subito dopo la breve entrata di Stefano, con il solito rito di benvenuto, non poteva che essere il primo cittadino del piccolo centro irpino Gerardo Pompeo D’Angola, introducendo il suo discorso partendo dal Progetto Pilota, il ruolo autorevole di De Mita, dei vari sindaci, del suo impantanamento e il suo impegno affinché esso possa ripartire.

Inbelli, sindaco di Morra, invece, volge il suo pensiero su quello che era una volta la politica e lo fa partendo da Giorgio Gabriele, ricordo affettuoso, che ha usato come bene comune il territorio, territorio fatto oggetto da decenni di programmi di pianificazione che avevano il compito di salvarlo da una lenta crisi sociale con l’utilizzo di fondi, ma, che poi è stato un progetto solo sulla carta, visti i risultati. Un posto a parte, quindi, ritiene sia la consapevolezza che essere autonomi rispetto allo Stato è importante, bisogna, quindi, rimboccarci le maniche: Il lavoro? Se non c’è, bisogna crearselo, investendo sulla cultura, sui tesori culturali e paesaggistici presenti in Alta Irpinia come la Via Appia antica, creando tour operator, B. B., dedicandosi all’agricoltura, creando cooperative sul territorio. Ci vuole, anche, lo Stato però, che formi ragazzi preparati, strutture viarie moderne, veloci che colleghino le nostre aree con le grandi arterie e con le grandi città di Salerno, Napoli, il territorio costiero, gli aeroporti, e che i cittadini delle grandi metropoli, siano attratti dalle  nostre aree in cui sono presenti aziende eccellenti come l’Ema o la FCA di Melfi, la Ferrero di Sant’Angelo etc. A dare i numeri è il professor Gerardo Vespucci, numeri presi dai dati ISTAT che identificano la crisi del territorio in tutta la sua crudezza. Migliaia sono i ragazzi che lasciano il nostro territorio, ha continuato, e i dati ci devono far riflettere, un territorio malato come non mai, in cui la cura è da chiederla ai ragazzi dove i loro problemi non li conosce nessuno. Come, cosa e sanno fare, perché si spostano o perché non fanno figli. La diagnosi? Capire principalmente i loro aspetti, e saperli indirizzare verso centri di cultura che non siano solo le università ma anche verso i nostri istituti tecnici, e meccanotronici, passando da quelli alberghieri e quello dell’agrario, nostre eccellenze indiscutibili. Scommettere, quindi, sulla sinergia tra scuole e aziende, con stage occupazionali, effettuare studi ed esperienze scientifiche sul territorio, e se necessario anche paese per paese, che non sono, poi, tanto diversi da altre città, ma bisogna essere ancor di più consapevoli che senza la scuola non si va da nessuna parte perché, esse, sono avamposti di civiltà. L’architetto Michele Carluccio crede che il nostro rilancio sia da ricercare nello sviluppare le reti di trasporto, la ferrovia Avellino Rocchetta, o costruirne delle nuove come la linea ferroviaria borbonica Contursi Benevento, o come raddoppiare il senso di marcia dell’ofantina, finire la Lioni Grotta. All’intervento di Carluccio sono susseguiti quelli dei presenti, numerosissimi, venuti anche da fuori provincia. L’importante non abbattersi, piangersi addosso, ma saper trovare l’errore, eliminarlo, quindi, andare avanti pensando al futuro che non sia solo Ema, anche se è difficile pensare a un futuro senza!  Bisogna cercare altre strade, che si possono e si devono trovare ragionando insieme, come oggi, per poi risolvere i problemi, che si chiamano insicurezza, sanità, dove ancora oggi si muore perché un’ autoambulanza non aveva a bordo la bombola per l’ossigeno, si chiama precariato con cui si devono confrontare,  da anni, i forestali, senza certezza, senza verità. Qui, non funziona niente, mancano le strutture, così hanno fatto intendere alcuni intervenuti, manca la politica, che a volte è assente, vetusta con le solite facce, che aveva il compito di portare sviluppo attraverso la creazioni di nuovi rete telematiche,  abbiamo rimandato indietro milioni di euro fondi europei che sarebbero serviti per far conoscere il nostro patrimonio culturale e paesaggistico, le nostri tradizioni, castelli, abbazie etc., quindi, turismo, le nostre eccellente, come l‘artigianato, l’agricoltura, quasi del tutto scomparse grazie a una abnorme burocrazia. Agli imprenditori sono mancate norme fatte da politici che agevolassero, o aiutassero a non correre dietro ai finanziamenti massacranti, ma anche che la politica non doveva arrivare, oggi 4 gennaio, con cinque anni di ritardo  perché siamo stanchi, delusi, arrabbaiti. Gerardo Nappa architetto di Lioni è più ottimista, dopo un lungo periodo di lavoro all’estero, è da poco ritornato a lavorare a casa, dice che è difficile stare lontano dalla nostra bella terra, ma è anche difficile stare qui soprattutto quando le proposte non ci sono, e anche lui plaude a progetti per una nuova ed efficiente, moderna struttura viaria e telematica, mentre un ragazzo di Montella, dice, che cambiare il tutto è possibile, anche senza le lauree dell’eccellenza, basta volerlo e prende ad esempio quel che ha portato nel suo territorio lo sviluppo delle filiere sulle castagne, le mucche, il caciocavallo, il turismo, le sagre, che hanno poi spronato all’imprenditoria locale ad aprire B.B. e a sviluppare i Gal. Ottimistici sono anche Andres Cignarella della Pro loco di Sant’Andrea che mostra alcuni  loro progetti per la valorizzazione del centro storico  e il Sindaco D’Angola che ritorna sul progetto pilota, e chiede una responsabilità comune in vista dello sviluppo di un grande progetto di  Automotive per produrre a Lioni auto elettriche e quello che sta prendendo piede sul rilancio del suo centro storico. A chiudere il dibattito è stato il consigliere regionale per le aree interne, Francesco Todisco che, ritornando sul progetto Pilota, arenato negli ultimi tempi,  ciò nonostante ha portato i propri frutti: progetti per lo sviluppo alle aree interne, alle comunità, inoltre è stato la prima sperimentazione a livello nazionale per le aree interne, raggiungendo obiettivi sulla sanità, che grazie ad esso ci ritroviamo gli ospedali ancora aperti di Bisaccia e Sant’ Angelo, o ancora ritrovarci a spendere fondi europei destinati alle aree interne grazie a tavoli di programmazione voluto con forza da De Luca, per creare, ancora oggi così come in passato,  nuove opportunità di lavoro senza riserve. Siamo ancor di più consapevoli che se le nostre aree interne non si sviluppano, il problema non diventa solo il nostro, ma dell’intera Campania, dell’Italia, dell’Europa. Nemmeno è pensabile uscire dall’isolamento solo con l’industria, o l’artigianato, la cultura, o solo l’agricoltura, le energie rinnovabili, la Stazione Irpina, e senza prima essere interessate da competenze eccellenti. L’importante è portare sviluppo senza elemosine, ricordando che grazie al nostro territorio, la sua cultura, la sua formazione, la responsabilità di quella classe dirigente, ormai, scomparsa, non saremmo ora a parlare di Ema, della Ferrero, etc., ma se vogliamo andare oltre, ognuno di noi, d’ora in avanti si dovrà assumere le proprie responsabilità.

Sant’ Andrea di Conza