Scandalo Aias, lettera aperta al Presidente Mattarella

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Gentili signor Presidente, ministri della salute e della giustizia  e direttore del giornale Il Fatto Quotidiano, vi voglio sottoporre il caso Aias di Avellino,  come tutti lo conosciamo,  ormai, da alcuni mesi, scoppiato dopo che, nel mese di ottobre del 2017, indagini della guardia di finanza portarono alla luce quello che è stato uno dei più grandi scandali politico-istituzionali in Irpinia degli ultimi anni, nel quale amministratori senza scrupoli sottraevano fondi, attraverso false fatturazioni, causando debiti verso i dipendenti e verso l’erario per una decina di milioni di euro, che ha avuto come conseguenza il mancato pagamento degli stipendi,  la chiusura del centro di Avellino e successivamente la revoca dell’ accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale e le mancate prestazioni riabilitative ai pazienti disabili assoggettati all’Aias. Attualmente,  gli arretrati  sono circa una decina, nonostante siano state pagate quattro mensilità nel mese di luglio,  e solo dopo che, nel mese di aprile, ci furono  le proteste e gli scioperi della fame effettuati da parte di alcuni sindacalisti, dipendenti e i disabili con i loro familiari.

Non tutti sanno però che lo scandalo venne alla luce dopo le denunce fatte da alcuni dipendenti e disabili dei centri di Avellino, Calitri e Nusco, attraverso l’avallo dei sindacati, indirizzate all’Ispettorato del Lavoro, all’Autorità Giudiziaria e al Ministero del Lavoro. Secondo voi, queste persone saranno state premiate? No anzi, sono state vessate e umiliate!!!.

Infatti, chi ha seguito le vicende più da vicino, soprattutto come me che l’ho vissuta e la vivo tutti i giorni,  abbiamo l’impressione che a   pagarne le conseguenze non siano stati i personaggi implicati nello scandalo,  ai quali sono già stati già revocati gli arresti domiciliari, l’obbligo di firma,  o al  fermo cautelativo  di poche migliaia di euro rispetto alla decina di milioni che mancano all’appello,  ma chi ha portato alla luce questo sistema scellerato e cosa più grave, in modo voluto e tra la totale indifferenza della stampa locale e dell’opinione pubblica che ha fatto di tutta l’erba un fascio.

Durante i fatti seguiti negli ultimi sette mesi,  dopo che il presidente dimissionario dell’Aias,  Gerardo Bilotta fu sostituito dai commissari, mandati dall’Aias Nazionale, Remo del Genio,  e Antonio Maurizio Arci, ho avuto l’impressione che chi doveva intervenire per risolvere il problema invece di cercare di portarlo ad una rapida risoluzione, lo  complicasse con il passare del tempo. Infatti, tra i primi interventi ci fu la chiusura del centro Aias di Avellino di via Morelli e Silvati effettuato in tutta fretta il giorno di San Valentino, senza avere fatto in precedenza e obbligatoriamente, da parte dell’Asl,  un piano per la  distribuzione dei dipendenti insieme, e soprattutto ai disabili per evitare che restassero senza le prestazioni  riabilitative, verso altre strutture, e che da allora e tuttora i dipendenti di Avellino,  sono senza lavoro e la cosa ancora più grave, il centro di Avellino, ancora e da febbraio,  non può effettuare le prestazioni terapeutiche.

Questa azione ha avuto come conseguenza quella di portare i disabili e i loro familiari alla più totale disperazione e in mezzo a .. una strada, e cosa ancora più assurda, ha portato alla morte di uno di loro una quindicina di giorni fa, e, come hanno dichiarato i familiari, per  mancanza delle prestazioni, che da mesi e in varie fasi gli erano state promesse. La domanda a questo punto è se la chiusura del centro si poteva evitare? Cosa che infatti,  è successo a Nusco e a Calitri? E se si perché tutto ciò?

Dalle indagini è emerso che  l’Aias di Avellino,  da anni,  lavorava in accreditamento provvisorio con il Servizio Sanitario Regionale perché la struttura non rispondeva alle più elementari norme sulla sicurezza  a causa di infiltrazioni d’acqua e il malfunzionamento dell’antincendio. Quindi per anni, e su questo sta indagando la magistratura, centinaia di persone tutti i giorni sostavano  in una struttura fatiscente a rischio incendi, ma la cosa gravissima era che tanti ne erano a conoscenza,  e che nessuno ha cercato di metterlo in sicurezza, soprattutto per il fatto che in quelle condizioni poteva andare a fuoco e provocare una strage!!  Altro che << l’unico interessamento erano i disabili >>, come aveva sostenuto qualcuno.

Su questo punto inoltre mi sorge un’altra domanda; perché i commissari ciò nonostante i locali di via Morelli e Silvati,  dopo la chiusura da parte dell’Asl e il sequestro da parte della magistratura, subito dopo la chiusura del centro  effettuarono degli interventi sulla struttura per metterla in sicurezza? Chi li ha autorizzati? Così facendo non hanno eliminato tutte le prove che servivano a dimostrare la fatiscenza dei locali e la responsabilità di chi teneva in quel modo la struttura?

Attualmente i circa 300 disabili e una cinquantina di dipendenti stanno ancora aspettando, a distanza di circa 5 mesi di essere distribuiti in altre strutture. Il piano approntato dall’Asl  e dalle parti è pronto da qualche mese, ma  è stato bloccato a causa delle burocraggini dei commissari dell’Aias che speravano di riaprire il centro di via Morelli e Silvati attraverso il ricorso al Tar, ma che ha avuto il 13 luglio esito negativo.

Perché impedire che i disabili e i dipendenti di Avellino andassero in altre strutture nonostante i dipendenti da febbraio non lavorino, ma soprattutto perché negare che i disabili  potessero ricevere le loro prestazioni che lo stato dovrebbe garantire, ma perché tutto questo? Qual è il motivo per il  quale centinaia di disabili  e i lavoratori, dopo mesi sono ancora in queste condizioni? Situazione,  che in una nazione civile, come  lo stato italiano non dovrebbe esistere;  la Costituzione italiana garantisce la salute ai cittadini. Una cosa del genere non è mai successa in passato, nel presente e non dovrebbe succedere in futuro., soprattutto  a persone affette da patologie, in alcuni casi,  gravi. Lo Stato deve garantire la salute a tutti i cittadini in tutti i modi e forme, non negarla. Chi ha gestito questa situazione lo ha fatto nel peggiore dei modi possibili, ma soprattutto poteva evitarla.

Perché inoltre,  in tutto questo caos una funzionaria dell’Asl , in un primo momento,  ha negato l’esistenza di debiti dell’Asl, verso l’Aias di Avellino di circa 2 milioni di euro? Che, se fossero accreditati sui conti del centro potevano e possono immediatamente sbloccare e risolvere la questione retribuzioni verso i lavoratori?

E ancora perché dopo un accordo fatto tra il Prefetto, i sindacati, i commissari, l’Asl, sul  versamento di quattro mensilità promesse, queste vengono pignorate  qualche giorno prima di essere accreditate ai dipendenti? Riportando di nuovo e per l’ennesima volta nello sconforto intere famiglie ormai indebitate, e senza prospettive per andare avanti?

Sarà colpa della burocrazia, del ca..so, ma ho l’impressione che in tutto ciò la burocrazia abbia lavorato, non per risolvere il problema ma,  per far si che si perdesse tempo; ma per quale motivo?

Un legale al quale ho rivolto questa domanda mi ha risposto che il tutto ruota sulla responsabilità di chi ha amministrato il centro negli ultimi 5 o 6 anni:  i dirigenti delll’Aias di Roma e quella di Avellino, i quali, in caso di fallimento del centro dovrebbero pagarne personalmente le conseguenze, attraverso il pagamento dei debiti  da loro accumulati. Quindi più si va avanti in questo modo, ritardando i pagamenti degli stipendi e più Equitalia ogni mese sottrae i fondi destinati all’Aias , a svantaggio dei dipendenti e a vantaggio di chi ha creato la voragine debitoria, e soprattutto si ha l’avvicinamento della prescrizione dei reati e dei debiti. Allora sarà per questo che la.. burocrazia  vessa i dipendenti e i disabili? Colpevoli di avere messo in luce un sistema scellerato,  politico illegale  diventato legale? La risposta a questa domanda, ce l’ha dovrebbe dare tra qualche tempo la magistratura. In conclusione, la cosa più grave è proprio questa, dipendenti e disabili puniti per avere smascherato chi illecitamente truffava e rubava, ma che non solo non sono stati premiati ma il sistema con la complicità di questa società indifferente e malata ha punito.

Spero che voi cari Presidente, direttore e ministri possiate prendere a cuore questa situazione, intervenire al più presto affinché i disabili possano riprendere immediatamente le loro prestazioni e far conoscere che la legalità esiste,  soprattutto affinché si eviti che altri pazienti possano perdere la vita in modo anonimo e nell’indifferenza totale.

Nonostante ciò,  nei centri Aias di tutta Italia  lavorano migliaia  di persone che hanno come unico scopo quello di alleviare le sofferenze dei disabili, anche, come è successo nei centri di Avellino, Nusco e Calitri,  lavorando per mesi senza stipendio e soprattutto senza la prospettiva di riceverlo in futuro e che quindi meritano il doveroso  rispetto da una società troppo spesso indifferente la quale si occupa del sociale solo quando è interessata personalmente.

Grazie

Andrea Ricciardiello