Scienza e politica, sinergia necessaria. Il confronto con il rettore Lorito: polo enologica, vera eccellenza

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“E’ necessario che scienza e politica tornino ad andare a braccetto”. Lo sottolinea Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli nel corso del confronto promosso dall’associazione culturale Fausto Addesa al Circolo della stampa. A discutere con Lorito Antonio Limone e Amalio Santoro, fondatori dell’associazione. “La scienza e la politica – spiega Lorito – sono andate a braccetto nelle stagione della lotta al Covid, poi, hanno ripreso a percorrere strade differenti e oblique. Il tempo nuovo che auspichiamo è quello in cui possano tornare a lavorare insieme. Hanno idee, visioni e obiettivi spesso divergenti ma è evidente che quando la scienza, di alto livello nel nostro paese e la politica, fortemente complessa in Italia, vanno insieme i benefici arrivano per entrambi i settori. Certo, ci vuole uno sforzo da entrambe le parti. Anche la scienza deve fare la sua parte per capire le ragioni della politica, spesso è più facile che accada il contrario. Al tempo stesso è più facile che lo scienziato si metta a fare politica piuttosto che il politico si dedichi alla scienza”, E sul legame tra l’università Federico II e la città di Avellino “Siamo qui da sedici anni, ad Avellino ci sono due corsi di laurea, un polo enologico che è un’eccellenza italiana. Chi vuole venire a studiare cinque anni di viticoltura enologia può farlo ad Avellino o a Trento. So che anche Salerno aprirà un’università ad Avellino e noi ne siamo molto contenti. Il sistema universitario regionale è uno dei più forti d’Italia ed è giusto che anche Avellino, l’unico capoluogo che non ha una sua università, offra delle opportunità ai giovani del territorio. Anche se vogliamo sempre che i ragazzi si muovano, escano di casa e vadano dove si può imparare meglio”. Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, spiega che “il tempo nuovo è fatto di grandi sfide a cui sono chiamate scienza e politica. Dobbiamo fare i conti con i cambiamenti climatici, la resistenza ai batteri, la diffusione di malattie da vettori, l’emergenza desertificazione. Si tratta di problemi che devono essere affrontati, coniugando scienza e politica, la politica deve lavorare al servizio della comunità e a sua volta la scienza deve fornire alla politica strumenti per affrontare queste sfide. In passato ci sono stati spesso fraintendimenti, oggi c’è bisogno di buon senso e onestà intellettuale se abbiamo a cuore il destino dell’umanità”. E sul futuro del polo universitario di Avellino “E’ fondamentale investire sull’enologia, sul rilancio delle produzioni locali. Il dato di fatto è che non siamo mai usciti dalla dimensione di un popolo di pastori. Ecco perchè oggi dobbiamo mettere la ricerca al servizio di piccoli produttori, dobbiamo offrire ai giovani prospettive di lavoro perchè possano restare”.
A sottolineare l’importanza di recuperare un equilibrio tra scienza e politica anche il consigliere comunale Amalio Santoro “In quest’ultima fase della pandemia la scienza ci ha tirato fuori dalle difficoltà, supplendo ai vuoti della politica. Una politica che vive una forte crisi, innanzitutto ideologica, ridotta sempre più a mercato. La scienza ha cambiato la vita di tanti ma da sola non può farcela perchè deve tutelare gli interessi di tutti e ha tanti nemici, a partire dai populismi. Bisogna lavorare su una scienza aperta, facendo memoria di ciò che è avvenuto, partendo dalle fragilità, da coloro che non sono raggiunti dai benefici della tecnica, difendendo i territori più deboli. L’università Federico II rappresenta un grande avanposto culturale, c’è bisogno, oggi più che mai, che l’Irpinia dialoghi con la città di Napoli, la sua vicaità culturale, le sue istituzioni per provare a realizzare iniziative concrete. Penso al progetto di un polo dedicato all’agritech che dovrebbe sorgere nella capitale partenopea e la città di Avellino con il Cnr e la facoltà enologia può inserirsi in questo progetto. Dobbiamo mettere insieme le risorse ed essere parte attiva di questo processo di rilancio dell’agricoltura. C’è bisogno di un dialogo tra zone interne ma anche di un rapporto positivo con le zone costiere. Sfortunatamente la politica arranca ancora su questo mentre è importantissimo lavorare a un progetto Irpinia per convincere i giovani a restare”