Lo sciopero Unitario del 9 dicembre, dei dipendenti pubblici, è supportato dalle Confederazioni Sindacali per avere più assunzioni, stabilizzare i precari, garantire maggiore sicurezza per i lavoratori dei servizi pubblici, quelli che retoricamente sino a qualche settimana fa erano “angeli”, ma ai quali, ancora oggi mancano, ad esempio, dispositivi di sicurezza come guanti in sanità o le mascherine Ffp2 alle educatrici dei nidi, e quindi sì anche per il rinnovo di un contratto scaduto da due anni.
Parliamo di un contratto che riguarda oltre 3,2 milioni di lavoratrici e lavoratori, ed è per questo che sono in stato di agitazione tutti i comparti pubblici: Funzioni Centrali, Locali e Sanità. Alcuni, stanno aizzando lavoratori precari e disoccupati, cittadini che vivono condizioni di difficoltà, contro i lavoratori pubblici.
Vogliamo chiarire che i lavoratori non vivono una condizione di privilegio, forse la difficile realtà che ognuno vive la si vorrebbe scaricare sui lavoratori dipendenti ma questo è qualunquismo! Il dividi et impera tra cittadini, lavoratori Reddito da lavoro dipendenti è vecchio e con non un po’ più di competenza dovrebbero sapere che il problema è la rendita finanziaria e non l’aumento dovuto nei CCNL.
Vogliamo chiarire che non sono gli “statali” a scioperare ma tutti i pubblici, e lo fanno per chiedere maggiori investimenti, sulla sicurezza, per il loro salario e per innovare la Pa. Quando si parla di aumento del 4% si parla della base per tutti, tenendo insieme cioè il magistrato e il cancelliere, il prefetto e il poliziotto, il dirigente e l’educatore, l’operatore sanitario, l’infermiere e il tecnico di radiologia ma anche il direttore generale di un grande ente pubblico.
Quindi è una media del pollo che falsa l’esito: il governo ha stanziato risorse che nella forbice della diseguaglianza del nostro sistema di contrattazione non produce i 107 euro stimati da alcuni ma, ad esempio, circa 70 euro, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale, per quegli operatori sanitari che stanno affrontando la pandemia e con il rischio di perdere altri 19 euro (per un lavoratore inquadrato in D in Sanità) di retribuzione se non si procede a stabilizzare l’elemento perequativo, ovvero quella misura che colmò il divario nel 2018 di chi non raggiungeva aumenti pari a 85 euro medi mensili lordi dopo dieci anni di blocco della contrattazione.
I 400 milioni previsti dalla manovra, in sostanza, andranno in larga parte alla dirigenza e, ad esempio, non ci consentiranno di fare la riforma del sistema di classificazione del personale. Noi abbiamo accettato la sfida del miglioramento della Pubblica Amministrazione, e per questo chiediamo di aprire un confronto, ad oggi negato, per poter affrontare tutti i nodi.
Si potrebbe ragionare di premiare chi in questi mesi ha dato un contributo importante per la gestione dell’emergenza, costruendo maggiore equilibrio nella distribuzione delle risorse. Quello che non è giustificabile è contrapporre diritti e lavoratori.
Togliere qualcosa ad un dipendente pubblico che guadagna poco più di mille euro non aiuta il precario che ne guadagna un po’ meno. Il problema è assumere i precari, avere salari dignitosi tutti, pubblici e privati, far ripartire l’economia e contrastare l’emergenza sanitaria con più sicurezza.
Il governo è datore di lavoro e, da quando gli sono state inviate le piattaforme per il rinnovo dei contratti, non ha mai avviato il confronto sul rinnovo. Questa è l’ultima legge di Bilancio che può intervenire, a normativa vigente nel settore pubblico, sul triennio contrattuale. Allora serve il dialogo che ci viene negato e allora lo SCIOPERO, se non ora quando? Lo sciopero indetto per il 9 dicembre è quindi per il paese e non contro.