Corriere dell'Irpinia

Scola, l’omaggio dello “Zia Lidia”

 

Scola nel suo sguardo presente e futuro Mentre sul piccolo schermo passano a ripetizione i suoi film l’Irpinia continua a rendere omaggio al maestro Ettore Scola, quasi dovesse scontare la colpa di non averlo onorato a sufficienza in vita. Lo fa attraverso intitolazioni di strade, annunci e promesse di portare avanti la sua lezione, a partire dalla sfida dell’Eliseo o semplici proiezioni per ricordare l’attualità di un cinema, capace di parlare delle contraddizioni del passato come del presente. E così questo pomeriggio, alle 19.30, nella sala coro del Teatro Gesualdo, lo Zia Lidia Social Club propone la proiezione di "Trevico Torino viaggio nel Fiat dam", tra le pellicole di Scola che meglio sottolineano il legame forte con la terra irpina, dove Scola era nato. Lo sottolinea Michela Mancusi delloZia Lidia che ha voluto fortemente quest’omaggio: «Abbiamo conosciuto Ettore Scola attraverso i suoi film, la sua terra d’origine e la testimonianza di tanti registi ospiti allo Zialidiasocialclub, Andrea D’Ambrosio, Stefano Incerti, Federico di Cicilia e abbiamo imparato il significato della parola Maestro. Ettore Scola ha lasciato una grande lezione di vita e scritto un’importante pagina del cinema italiano. Anche se non siamo ancora abituati all’idea che sia morto. È più vivo di tanti registi contemporanei che fanno i salti mortali per sembrare vivi. Da tempo pensavamo alla proiezione del film "Trevico Torino viaggio nella Fiat-nam " nella sua terra d’origine. Da tempo coltivavamo il sogno di incontrarlo per manifestargli la nostra gratitudine. Una certa soggezione verso il Maestro ci ha impedito di farlo. Di recente, abbiamo organizzato insieme al Centro Donna, al Circolo Immaginazione e a Paolo Speranza dei "Quaderni di cinema sud" la visione del film: "La fortuna di chiamarsi Federico" documentario-ritratto che Ettore Scola dedica al regista Fellini. Chissà se ci sarà qualche autore capace di omaggiare con altrettanta intelligenza, sofisticatezza e profondità il Maestro? Noi dello Zialidiasocialclub ci concediamo la visione di uno tra suoi tanti capolavori: "Trevico Torino, viaggio nella fiat-nam". Speriamo di condividere questa visione con tutti quanti continuano ad amarlo». La storia di Fortunato Santospirito, protagonista di “Trevico-Torino”, giovane che dall’Irpinia giunge a Torino, per andare a lavorare alla Fiat, non è così diversa da quella di tanti giovani costretti ancora oggi a lasciare il Sud. A raccontare come nacque il film lo sceneggiatore Diego Novelli, che collaborò con Scola alla realizzazione della pellicola. «Ho un ricordo vivo – scrive Novelli – del mio primo incontro con Ettore Scola, il giorno in cui si presentò alla redazione piemontese de l’Unità, in via Cernaia a Turino. Ero il capo redattore ed Ettore era stato indirizzato a me da amici comuni, in quanto da oltre vent’anni mi occupavo della cronaca cittadina. Nelle pagine dell’organo del partito comunista scrivevo sul fenomeno dell’immigrazione nella capitale subalpina, delle grandi difficoltà di inserimento che incontravano soprattutto i meridionali nella metropoli dell’automobile, culla della classe operaia, città di Gramsci e dell’”Ordine Nuovo”, dove è cresciuto il virus del comunismo italiano nato dalla scissione di Livorno del partito socialista, nel 1921. […] Le due grandi questioni all’ordine del giorno in quella stagione politica torinese erano le lotte operaie alla Fiat (o meglio le sconfitte del movimento sindacale) e l’incontenibile afflusso di forza lavoro chiamata a Torino dalla grande fabbrica. Ogni mese giungevano ufficialmente in città, secondo i bollettini dell’ufficio statistica del Municipio, quindicimila nuovi cittadini, per la stragrande maggioranza maschi (al 95%), compresi nell’età trai venti e i quarant’anni. […] Quando mi parlò la prima volta, Ettore Scola aveva le idee molto chiare, anche se non aveva praticamente nulla di scritto. Voleva raccontare le vicissitudini di un ragazzo del suo paese, Trevico, venuto come tanti altri a Torino alla Mecca della Fiat. Il soggetto consisteva in un foglietto di poche righe: “La storia di Fortunato, giovane meridionale, ingaggiato dalla grande fabbrica, a produrre automobili”. Non esisteva un "trattamento", non parliamo di sceneggiatura. Il ragazzo era il pretesto per far conoscere la realtà della Torino di quegli anni, una città sconvolta da guasti profondi, dove l’individualismo e l’egoismo avevano affievolito la stessa coscienza popolare. […] Raccontare attraverso la finzione cinematografica questo groviglio di contraddizioni, di duri contrasti non solo da un punto di vista economico, ma anche generazionale, nell’ambito delle stesse fasce sociali, era un’impresa ardua se non impossibile. […] Ettore Scola, direi, si immerge fisicamente in questa complessa, drammatica ma al contempo stimolante realtà torinese. Non ha tesi da dimostrare, vuole prima di tutto conoscere, capire per poi raccontare. Inizia così una lunga serie di incontri intrecciati con i sopralluoghi. Trevico- Torino è nato giorno dopo giorno. Non so definirlo: cinema-verità, Neorealismo, documentario. Per me è cinema politico e basta. Politico, non partitico. Politico nel significato più alto di questa parola. Polis. Città. Comunità Uomini. Umanità. E dai personaggi emerge questa immensa umanità questo senso di fraternità tra uomini».

Exit mobile version