Scotellaro a cento anni della nascita: un meridionalismo che si fa progetto di cambiamento

Questo pomeriggio il confronto promosso da Centro Dorso e Critica Sociale. Cignarella: che bello se una delle tracce della maturità fosse dedicata a quest'anniversario

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“Sarebbe bello che una delle tracce della maturità fosse dedicata a Rocco Scotellaro, nel centenario della nascita. Sarebbe il segnale di una rinnovata attenzione al Sud”. E’ la provocazione lanciata dal vicepresidente del Centro Dorso Nunzio Cignarella nel corso del confronto dedicato a “Rocco Scotellaro e la scoperta del Mezzogiorno” nella chiesa del Carmine. Un confronto promosso dal Centro Dorso e dalla rivista Critica Sociale, rilanciata dall’impegno dell’editore Beppe Sarno. E’ il giornalista Massimiliano Amato, tra gli animatori della storica rivista socialista Critica Sociale, a spiegare come ” abbiamo scelto di dedicare un numero monografico al meridionalista di Tricarico. Da questo numero è partito un vero tour in tutta Italia per promuovere occasioni di riflessione. La nostra presenza in Irpinia si carica di un valore forte, a partire dal legame tra Guido Dorso e Rocco Scotellaro. Non si sono mai conosciuti, Dorso scompare nel 1947 quando Scotellaro è sindaco di Tricarico ma entrambi si inseriscono in un filone di rinnovamento del pensiero meridionalista, è evidente nella loro riflessione il richiamo a Gramsci e Salvemini. A tenerli insieme uno scrittore come Carlo Levi, al fianco di Dorso nel Partito d’azione, sarà lui ad adottare Scotellaro negli ultimi anni della sua vita e a metterlo in collegamento con la scuola di Portici. Qui comincia la seconda vita del poeta che diventa uno scienziato sociale, pone cos’ le basi di un percorso che gli consentirà di chiarire meglio i termini della sua visione”. Amato sottolinea come “Riscoprire la lezione di Scotellaro in un momento in cui la questione meridionale è diventata periferica si carica di un valore forte. Sono cambiate le condizioni storiche e sociali del Sud ma il Mezzogiorno è chiamato a un bivio, lasciarsi andare o prendere in mano il proprio destino. Ripartire da Scotellaro significa riscoprire la grammatica del meridionalismo che  è andata perdendosi, egemonizzata da quel pensiero che ha messo al centro della riflessione il Nord”

Paolo Speranza parla della necessità di mettere da parte un meridionalismo deleterio, fatto di lamentazione, contrapposizione geografica o rifugio identitario o di incapacità di autocritica, puntando su uno sguardo proiettato sull’Europa e sul mondo “Di qui il valore della lezione di Scotellaro, erano anni in cui il Mezzogiorno, uscito dalla guerra, viveva una fase di grave crisi ma c’erano grandi speranze, il suo riscatto era affidato ai contadini che lo stesso Dorso considerava come forza di cambiamento. Oggi la situazione che vive il Sud è di maggiore benessere ma costretta comunque a fare i conti con spopolamento e marginalizzazione del dibattito politico”

Cignarella ritorna sul legame forte tra Dorso e Scotellaro “Due meridionalisti che vanno riscoperti in un momento in cui l’autonomia differenziata mette a dura prova il Sud. Appartengono a due generazioni diverse, ma un filo comune è possibile individuarlo nella convinzione che il riscatto può venire dalla gente del Sud, che si tratti dei 100 uomini di dorsiana memoria o dei contadini che assumono consapevolezza dei loro diritti”. Inevitabile il riferimento al Pnrr “Un’opportunità importantissima, a patto che venga sfrutttao ma le notizie che circolano parlano di ulteriori ritardi”. Quindi si sofferma sulla forza della sua poesia che si fa invito al Sud a scrollarsi di dosso la tradizionale sottomissione lungo una linea che arriva fino al neorealismo o alla poesia di Peppino Pisano, cantore della terra e del sangue”

Il giornalista Generoso Picone pone l’accento sul nodo della modernità che “è ancora la sfida del Sud mentre in altri luoghi bisogna già fare i conti con la postmodernità”. Esorta ad andare al di là dell’immagine oleografica dello Scotellaro poeta contadino, che consegna una rappresentazione arcaica del Sud come accade in Carlo Levi “Non c’è continuità tra Levi e Scotellaro”. Ricorda come lo stesso Scotellaro fu accusato dalla sinistra di populismo, tra i più critici lo stesso Carlo Muscetta che però sarà tra i primi a correggere il tiro su di lui. “Il meridionalismo di Scotellaro, attraverso la mediazione di Manlio Rossi Doria – prosegue Picone – è non solo denuncia ma progetto di cambiamento, nasce dalla consapevolezza che il Sud va percorso e studiato per consegnare nuovi sstrumenti di conoscenza al dibattito. Poichè il Mezzogiorno non è un universo omogeneo, non può essere quello dei borghi in cui vivere perchè l’aria è salubre, poichè in questo modo si finisce solo con lo speculare sulla miseria, facendone una occasione turistica ma è fatto di neri, di grigi, di tante sfumature. E’ dunque innanzitutto un luogo che può essere emancipato e merita impegno per essere cambiato”

L’editore Beppe Sarno riparte dall’analisi di Marco Gatta sulle pagine di Critica Sociale per spiegare il senso della definizione di Scotellaro come intellettuale gramsciano, capace di offrire un contributo decisivo alla costruzione della democrazia, di immaginare strumenti per garantire l’autonomia economica del Mezzogiorno “Non c’è altra strada per la sinistra che ripartire dalla risposta alle emergenze legate alle disuaglianze, quello che è sempre stato al centro del socialismo”