Scrittura sociale

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Di Monia Gaita

 

Siamo quelli che vedi scendere d’inverno con la sciarpa doppia,

quelli della fortuna prossima ventura con settant’anni di ritardo,

quelli che nel supermercato ottengono l’offerta 3×2

lasciando che i coriandoli di tenero per il vecchietto nella metro

raggiungano il palato.

 

Siamo quelli che con la vita hanno perduto la scommessa

e devono versare ancora un grosso importo

ai sogni sciolti dentro l’acido di cui non resta traccia.

 

Siamo quelli che guadagnano poco,

cavalcano il dubbio di non farcela

con la paura di trovarsi la casa devastata,

i figli morti, l’anima appesa per più crimini alla forca.

 

Siamo quelli che non si sganciano dal giogo

del lavoro irregolare, che stentano a capire ciò che è giusto,

che non trattengono l’amore sul dorso dei minuti

troppo a lungo.

 

Siamo quelli inconclusi,

delle pretese esibite e dei princìpi spennacchiati,

alla ricerca di un senso che si propaghi

dalle galassie ellittiche alle scarpe,

dalla politica politicante al poliestere dei panni.

 

Siamo imbevuti tutti della stessa identica stanchezza

attorno ai fianchi, tutti ugualmente sigillati nel disagio

a supplicare il turno successivo a qualche dio perenne

e la scintilla che pronunci la parola magica

al nastro di partenza.