Scuola, la sfida di educare

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Proponiamo di seguito alcune riflessioni a margine del Convegno tenuto presso la Sala Grasso della Provincia di Avellino il 5 gennaio 2023 per ricordare il magistero di Arnaldo Santoli.

Agricola incurvo terram dimovit aratro:/hic anni labor, hinc patriam parvosque nepotes
sustinet
( Verg. Georg. II,, 513-515)

Come il contadino dissoda i campi, il maestro procaccia all’anno i suoi frutti ed al paese la continuità verdeggiante delle generazioni. Come si legge nel Libro bianco della Commissione Cresson del 1995 “Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva” la cultura letteraria e filosofica svolge un ruolo nei confronti degli “educatori selvaggi” come i grandi media e le reti informatiche. Essa permette il discernimento , sviluppa il senso critico dell’individuo, anche contro il pensiero dominante e può proteggere l’individuo contro la manipolazione, permettendogli di decodificare l’informazione che gli perviene. Peter Drucker alla fine del secolo scorso (1993) già innescava la polemica contro la scuola antiquata, destinata a collassare dinanzi all’attualità. Avere una “testa ben fatta”(Morin) resta più importante che possedere un “portfolio”. Non bisogna appiattire l’istruzione dei ragazzi su un presente “smemorato”
La riforma dell’insegnamento deve condurre alla riforma di pensiero che deve condurre a quella dell’insegnamento.
Nuove epoche e nuove temperie storiche impongono nuove domande: L’Antico permette di vedere la filigrana del presente, la sua pellicola al negativo, di scoprire il gusto mordace della diversità e del diritto di critica. La comunicazione didattica diventa così comunicazione turbolenta, capace di “ bucare” la disattenzione collettiva. La grande forza degli insegnanti è nell’esempio di curiosità mentale, ricordando che la curiositas etimologicamente nasconde la cura della sollecitudine ma anche il cur di nuove indagini di ricerca, di disponibiltà a verificare ipotesi e riconoscere errori. I maestri debbono trasmettere amore per il sapere, perché “ Nell’educazione vi è un tesoro”, come da rapporto Delors, stilato per Unesco nel 1996
Il maestro è un portatore e un comunicatore di verità vantaggiose per la vita. E’ consapevole del mistero della sua professione, di ciò che ha professato in un giuramento ippocratico mai pronunciato. ( G. Steiner, La lezione dei maestri”, 2003) La bussola dell’insegnante è strumento di orientamento per i giovani. Dobbiamo avere come punto di riferimento l’oriente, che è l’elaborazione del progetto di vita. Occorre una concezione laboratoriale del sapere, nella quale i docenti fungano da mediazione, in vista del “ri-conoscimento” da parte dei ragazzi, dell’ “Antico” che starà loro in faccia, anziché, mestamente, alle spalle. L’opposizione tra istruzione ed educazione mette a dura prova i docenti di discipline umanistiche ma anche a provvida sfida. Occorre saper mettere in gioco i nostri saperi, saper mobilitare le nostre risorse per agire, saper padroneggiare e socializzare modelli esperti di lavoro.
J. Marouzeau avvertiva “ Noi professori troviamo comodo insegnare quel che abbiamo a nostra volta imparato, con i libri e gli appunti che abbiamo conservato…
L’insegnamento non vive di routine, va arricchito di inventiva e di carisma, con un investimento non monetizzabile nei giovani, che sono qualcosa di diverso dalla semplice utenza/committenza di una società di servizi alla persona. La pratica educativa è pratica emancipativa. Ogni allievo è una persona e, anzi, un problema reale, di fronte al quale implode lo spazio chiuso dell’aula. Pascoli scrisse nella prolusione accademica del 1903 all’ateneo di Pisa: “ Lo studio e l’amore irraggino e riscaldino la mia scuola”. Come dimenticare quelle parole di Francesco De Sanctis, che tanto amò proprio il Convitto Nazionale di Avellino di cui il 7 gennaio scorso, presso l’Abbazia di Loreto, Mario Perrotti ed Angelina Aldorasi hanno presentato “Orme”, libro di memorie e di testimonianze sull’istituto irpino, di cui è stata rievocata la stotia di eccellenza e sacrificio. “Lo studio è un dovere…serve a coltivare il nostro animo. Ciascuno coltiva se stesso secondo la coscienza che ha delle sue forze. Se dici : – Basta, gli è che dentro non v’è piu’ ricchezza , che tutto è già esausto e invecchiato. Un ‘anima ricca non dice mai “- Basta” e se talora si arresta, sente uno stimolo, un inquietudine, sentè in sé delle forze rimaste inoccupate e ricomincia. La parola della vita è: “- Avanti”!
(F. De Sanctis, Lettera a Virginia Basco, Zurigo, 29 aprile 1858)

Pellegrino Caruso