Se il lupo perde il pelo….

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Un antico adagio popolare ci dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Questo adagio, riferito alle leggi elettorali, si può applicare perfettamente ai principali partiti italiani. Non è bastata la chiara sentenza n. 1/2014 con la quale la Corte Costituzionale ha demolito il c.d. “porcellum”, denunciando l’oscenità di un sistema elettorale che, grazie al premio di maggioranza senza soglia, falsificava le elezioni producendo una distorsione enorme fra la volontà espressa dagli elettori ed il risultato in seggi. E grazie alle liste bloccate, impediva che i rappresentati potessero mettere becco nella scelta dei loro rappresentanti. Annullato il porcellum uno, è stato approvato, a tambur battente e a colpi di fiducia, il porcellum due, vale a dire l’Italicum. Questa legge fingeva di rispettare i principi dettati dalla Corte Costituzionale, ma, in realtà, li aggirava, senza ritegno alcuno. Così, per rimediare alla censura della Corte che aveva dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza senza soglia, si è fatto finta di introdurre una soglia – peraltro bassissima – il 40%. Tuttavia, introdotta la soglia, si è trovato un escamotage per aggirarla attraverso il ballottaggio che consentiva ad una lista con consensi anche molto inferiori al 40% di conquistare la maggioranza dei seggi in Parlamento. Abolite le liste bloccate, si è trovato l’escamotage di creare collegi di ridotte dimensioni, con l’effetto che la stragrande maggioranza dei parlamentari saranno ancora una volta nominati dai capi dei partiti, attraverso il sistema dei capilista bloccati, senza che il popolo sovrano possa interferire nella scelta. Anche questa volta il lupo è stato bastonato dalla Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 35/2017, ha smascherato il trucco principale, eliminando il ballottaggio in quanto introduce un premio di maggioranza assurdo (come quello del porcellum). La Corte ha osservato che: “in una forma di governo parlamentare, ogni sistema elettorale, se pure deve favorire la formazione di un governo stabile, non può che essere primariamente destinato ad assicurare il valore costituzionale della rappresentatività". In sintesi, il Parlamento deve essere prima di tutto rappresentativo del Paese. Premi, soglie, etc. sono comunque sempre distorsioni, sono l’antidemocrazia. Secondo la Corte una dose di antidemocrazia può essere tollerata, ma entro limiti contenuti. Secondo noi, invece, l’antidemocrazia non va mai accettata. Può essere un effetto che non si riesca ad evitare, ma si deve comunque partire, nello scrivere una legge elettorale, dal principio per cui tutti i cittadini sono uguali nell’esercizio del diritto di voto e debbono essere rappresentati in quella che è la prima, storica grande conquista democratica, ovvero il Parlamento, il luogo dove si parla, dove tutte le idee hanno voce e rappresentanza. Non è questo il punto di partenza che si sta impostando nella Commissione affari costituzionali della Camera. In questi giorni si svolgono le audizioni degli esperti. Stando alle domande che sono state formulate, il discorso verte tutto sulla possibilità di giustificare soglie e premi di maggioranza o addirittura di reintrodurre il ballottaggio. Insomma si parte col piede sbagliato, studiando quali trucchi si possono adottare ed entro quali limiti si può comprimere la rappresentanza, senza incappare per la terza volta in una censura di incostituzionalità. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
edito dal Quotidiano del Sud