Se il potere logora perché cercarlo?

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Di Gianni Festa

E’ vero: il potere cambia gli uomini. Spesso li rende arroganti, in tanti ritengono di possedere l’impunità e si rivelano ben distanti da quello spirito di servizio che li obbliga invece per mandato a rispondere ai bisogni delle persone. E, soprattutto, chi arriva a gestire un briciolo di potere umilia l’altro e viene meno all’etica della responsabilità. Sarà forse tutto questo – e ancora altri aspetti – ad alimentare l’ambizione di occupare presidi di potere. Anche perché si immagina che siano per sempre, una svolta definitiva e duratura della propria vita. Questa riflessione, che vale in linea generale, ben si colloca nelle vicende che stanno attraversando la politica comunale, dove l’aria primaverile – stando alle notizie sin qui trapelate – è stata sostituita dall’acre odore fetido di un potere sempre più deviato. Mi rivolgo ai giovani, a coloro che un prossimo domani dovranno impegnarsi nel ripristino di quel bene comune che il potere e i suoi abusi ha cancellato. A loro dico – sulla base della mia lunga esperienza, vissuta dall’osservatorio privilegiato del giornalismo militante – che c’è stata un’era politica in cui l’etica della rappresentanza era un valore fondamentale nel rispetto del cittadino e dell’elettore. Non vado oltre. Dico però in modo tagliente che il sindaco di Avellino Gianluca Festa dovrebbe consegnare alla città le sue dimissioni. E non perché sia colpevole, lo stabilirà la Magistratura esaminando gli atti, ma questo suo nobile gesto potrebbe consentire agli inquirenti di agire senza pressioni e ai cittadini di valutare l’onestà intellettuale del primo cittadino. Di più: garantirebbe a se stesso di svolgere la campagna elettorale senza creare il sospetto che un sindaco indagato tenta di perseguire, sempre e comunque, il potere. E volgiamo lo sguardo dal capoluogo irpino alla Regione dove nel prossimo anno dovranno essere eletti il nuovo consiglio e il presidente dell’ente. La bocciatura da parte del Parlamento della possibilità di essere rieletto per la terza volta spegne ogni speranza dell’attuale presidente Vincenzo De Luca che da tempo si era preparato a succedere a se stesso. In realtà, stando anche alle sue lamentele, l’esercizio del potere lo avrebbe logorato. E allora perché restare in sella, tra Comune di Salerno e Regione, per circa un quarto di secolo? Secondo i filosofi di ascendenza platonica, l’esercizio del potere deve essere di breve durata, per consentire un necessario ricambio a nuove idee e prospettive diverse. Dispiace che il governatore della Campania, che è laureato proprio in filosofia, sia di diverso avviso. E poi con quali programmi tenterà di rientrare in campo? E non dovrebbe forse lasciare perplessi la sua pervicace volontà, il suo ormai ossessivo desiderio di rimanere attaccato alla poltrona? Allora viene da pensare, se il potere logora, perchè cercarlo con ossessione, come sta avvenendo in città e in Campania?