Se il Sud guarda ai paesi africani 

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C’è una speranza per il nostro Mezzogiorno. Non nasce da logiche consumate. Men che mai dalla contrapposizione Nord-Sud. Essa, vista in prospettiva, potrebbe essere il risultato di scenari finora inediti che vedono i paesi del Mediterraneo protagonisti del futuro sviluppo del Sud. Fino ad ora l’Africa è stata percepita solo per le sue tragedie: l’immigrazione, i morti annegati, il pericolo del terrorismo, le difficoltà nell’accoglienza. Queste emergenze hanno fatto perdere di vista ciò che realmente può generare il continente africano che non è povero ma impoverito da altri. L’Africa è anche un mercato che può ridare fiato ad un Mezzogiorno stanco e spento che ripete, come fosse un rito, il dualismo Nord-Sud. Inutile attardarsi in questa contrapposizione. Il Nord è più vicino all’Europa e storicamente beneficia dello sviluppo che si genera oltre confine. D’altra parte il Mezzogiorno, pur avendo risorse ineguagliabili come patrimonio storico e culturale, non riesce ad organizzare i suoi tesori come fonte di reddito. Il problema, come ho avuto modo più volte di sottolineare, è nel ruolo svolto dalla classe dirigente, ma anche dal cittadino meridionale. Intanto non sono le risorse a venir meno. Lo dimostra l’incapacità di spesa degli enti locali dei fondi europei. Si accusano ritardi imperdonabili. Non si progettano infrastrutture di grande utilità strategica, ma si realizzano opere secondarie che non producono sviluppo e occupazione. Un esempio su tutti. Quando una normativa europea prevedeva fondi per una migliore logistica stradale, centinaia di Comuni hanno realizzato rotatorie anche dove non erano utili. I paesi del Mediterraneo, ora, potrebbero dare nuovo impulso alla rinascita del Mezzogiorno: se la questione non viene affrontata con precisa volontà politica anche questa ennesima occasione diventa un’occasione mancata. E si aggiungeranno altri ritardi ai ritardi.

di Gianni Festa