Se la chiesa apre le porte

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L’ attesa è grande. Significativa è la speranza che la chiesa avellinese possa contribuire a dare una svolta alla condizione di enorme difficoltà che la città capoluogo sta vivendo. In particolare per l’aumento della povertà, per l’uso distorto che si fa degli strumenti legati allo stato sociale e, soprattutto, per la gioventù che vive un disagio sempre più preoccupante. A tutto questo don Arturo Aiello, prossimo vescovo della diocesi di Avellino, è chiamato a dare un contributo notevole per il recupero di quei valori che man mano si sono smarriti. Egli giunge ad Avellino mentre la città è dolente. La stessa chiesa ha tenuto ben serrate le sue porte, limitandosi spesso ad apparizioni convegnistiche, senza mai affondare il bisturi nel corpo di quei fenomeni che segnano la devianza sociale. Su questo aveva improntato il suo apostolato mons. Antonio Forte, compianto vescovo francescano, che con il suo carattere determinato, ma misericordioso, si era speso senza mezzi termini per il bene della sua comunità. Mons Aiello, per chi lo conosce, è operatore di pace e di fraternità nel segno dell’esempio di Francesco Papa. Non a caso il suo primo saluto alla comunità avellinese giunge con una citazione del grande Fabrizio De Andrè, “gioie e dolori hanno i confini incerti”. In queste parole si coglie l’umiltà del personaggio, ma anche la consapevolezza del difficile compito che ha davanti. Qui la povertà è dilagante, quanto lo è l’indifferenza. Caritas, mensa dei poveri, associazioni di volontariato non fanno mancare il loro aiuto, ma è ben poca cosa rispetto alla drammaticità della reale situazione. La malapolitica ha messo le mani sugli strumenti sorti per alleviare il disagio dei bisognosi, trasformando i piani di zona, ad esempio, come scandalosi occupifici, distribuendo mance e precariato. Preoccupante è la condizione giovanile, purtroppo senza prospettive di lavoro. E c’è dell’altro. La questione ambientale è esplosa per il forte inquinamento che si registra, a cominciare dalla valle del Sabato. C’è tanto da fare per ripristinare diritti e doveri. Per battersi per il bene comune. Auguri e benvenuto, don Arturo.
edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa