Se le serie sono narcotici per la nostra intelligenza, riscopriamo la famiglia

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Di questi tempi Covid, ci si consenta di esprimere un certo rattristamento per un problema  ora più che mai rilevante. Risulta ormai egemone, infatti, la dimensione zetetica del percorso animal-tecnologizzante dei nostri giorni, motivo di esiziale assopimento per l’intelletto o la coscienza personale. Cosa non sono, difatti, le serie televisive, i film d’intrattenimento, i giochi, gli aggeggi e le applicazioni elettronici in cui un numero ahinoi sempre più alto di persone di tutte le età si inviscera quotidianamente, se non narcotici naturali per la nostra intelligenza?
Ma le domande dissonanti naturalmente sorgeranno spontanee: cos’altro c’è da fare? Considerando che manca poco alla fine dell’immobilità domestica, che problema c’è? Perché, constatane la possibilità, non avere la libertà di svagare a piacere proprio?
Ebbene, anzitutto, accanto all’incertezza comune di questi giorni, l’atemporalità di alcune lezioni non ha spazio nel letterale ed immediato suggerimento. Del resto, è vero, nessuno mutatis mutandis potrà mai incrinare la libertà altrui di scegliere in qualsivoglia modo spendere il proprio tempo a proprio piacimento, nè tantomeno -come molti recenti articoli si prefiggevano di fare- indurre ad azioni lontane dal proprio desiderio. Tuttavia, -cosa che rende tutti più felici- ci si consente però informare la popolazione, a loro proprio ed unico giovamento, su alcuni suggerimenti che conoscerebbe pur molto bene ma che alle volte, presa da tant’altro, le sfuggono.
Al di là di proficue congiunte attività sportive post pomposi e deliziosi banchetti di epuloni, cosa potrebbe consolidare i legami in famiglia in modo allo stesso tempo felice, benefico ed assennato?
Il problema da porsi è come distogliere (specialmente) i bambini/ragazzi dalle pietanze di Netflix, Instagram, Play station, Real Time o che nome si dia a questi organi psicologicamente deleteri, allucinogeni e emarginanti. Proprio come la cioccolata o la Coca Cola, è risaputo che questi programmi sono progettati appositamente per attrarre inconsapevole, subconscia ed irresistibilmente, quasi a creare una tensione e un impulso indomiti a continuare a perseguire il vano nulla soddisfacente e ad allucinare gli occhi. Eppure, a questa progettazione sadica, come sempre deve accadere, la risposta sarà benevola e cordiale. E quale insegnamento è più efficace, nella sua levigatezza, dell’esempio?
Se in famiglia, dai maggiorenti in poi, si vedessero corali azioni esemplari accompagnate da sorriso e felicità, sarebbe scontata la derivante volontà da parte degli osservatori di godere della stessa felicità. Cosa c’è di più bello che capeggiare l’allenamento quotidiano? allestire una cameretta ad un momento lettura per tutti in dolce e soffusa compagnia? Suonare e cantare insieme? Sparecchiare la tavola in compagnia? Giochi da tavolo? Una mostra d’arte online commentata dal fratello più piccolo al genitore più esperto? Una serie in lingua inglese? Pigiare sul telecomando, anche solo per condividerne l’esistenza, meravigliosi canali come 35 (focus), 54 (Rai storia), 146 (Rai scuola) e tanti altri che specialmente di questi tempi sono i numeri vincenti di una lotteria di tanta cultura offerta gratis a tutti noi?
D’altronde la sera non si proiettano soltanto film. A titolo informativo, ci sono anche delle stelle nel cielo a cui alle volte piacerebbe essere osservate da famiglie allegre e non e da bambini finalmente felici per vero (non con PS VR). D’altronde, come molti già esemplarmente fanno, qualche pagina di lettura serale ci trasporta ben oltre gli schermi prosaici di un’immaginazione d’accatto.
Infine, riterrei lecito pensare che delle volte sarebbe bello e finanche giusto affiancare il nostro aiuto a chi non ha la fortuna di non essere quotidianamente in lotta o in difficoltà, anche solo contribuendo alla nostra stessa felicità, ad un sagace sviluppo dei prossimi servitori d’Italia, e ad una sinergia ed un’unità più solide che mai in primis nella famiglia, e poi in una nazione di grandi e filantropici fratelli, soltanto da invidiare.
Mariano Carrella