Se vince la partecipazione

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Gli italiani oggi si recheranno alle urne per esprimere la loro preferenza sulla necessità o meno della riforma della Costituzione. A notte inoltrata, con ogni probabilità, si conosceranno i primi risultati e si assisterà all’interminabile dibattito tra chi è riuscito nel proprio intento e chi, invece, proverà l’amarezza della sconfitta. La vigilia di questo importante appuntamento non è stata delle migliori. E’ vero: le competizioni elettorali sono sempre occasione di riflessione e di impegno civile, ma anche di velenose bordate, o di esasperate strumentalizzazioni. Il segno dei tempi, caratterizzato da una profonda crisi di una comunicazione non sempre efficiente, stavolta però ha consegnato all’elettore pochi contenuti e molti insulti, dall’una e dall’altra parte, spesso cadendo finanche nel ridicolo. Ciò ha determinato un clima di grande incertezza e di generale confusione e, soprattutto, una grande delusione per chi immaginava che la politica, quella vera, della risposta ai bisogni ideali, potesse risorgere. Non è stato sempre così, almeno per i toni usati nella campagna elettorale che si è appena conclusa. Sarà, tuttavia, di notevole interesse conoscere il dato di partecipazione al voto, da cui dipenderà la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento. Qui il ruolo del cittadino-arbitro diventa assolutamente determinante per gli scenari futuri che, superando lo schematismo politico rituale, presentano quell’elemento di trasversalità che è proprio delle competizioni referendarie. Trattandosi poi di materia fondante per la vita civile e sociale dello Stato, l’auspicio è che oggi il richiamo ai seggi elettorali possa trovare rispondenza nel numero dei votanti. Non può sfuggire che più alta è l’adesione alle urne più convinto e partecipato è il risultato finale. Qualunque esso sia.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa