Si scrive olimpiadi… si legge Rio 2016

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Il 5 Agosto scorso, con una colorata e sfavillante cerimonia di apertura, è stato sancito l’avvio della trentunesima edizione dei Giochi Olimpici. Occorre subito effettuare una specificazione lessicale: tale manifestazione sportiva, comunemente chiamata "Olimpiadi", non va confusa con il termine "Olimpiade", che definisce invece l’intervallo dei quattro anni intercorrente tra un’edizione e l’altra. I migliori atleti del mondo si sono dati appuntamento a Rio de Janeiro per mettersi alla prova in numerosi sport e raggiungere il sogno di una medaglia, simbolo della migliore prestazione ma, soprattutto, risultato di duri e costanti allenamenti, reiterati con determinazione continua, al fine di raggiungere una preparazione fisica adeguata. In realtà ogni atleta sa bene quanto sia necessario coniugare alla tecnica sportiva una valida padronanza di sé, basata su grandi doti di equilibrio, concentrazione e autocontrollo, in quanto un eccellente risultato in gara si ottiene solo da una sinergica collaborazione del corpo e della mente. In ogni gara, infatti, sono determinanti le energie fisiche e la conoscenza delle tecniche specifiche dello sport che si pratica, ma esse devono essere calibrate con perfetta dose lungo tutta la performance. Così quel connubio di forza fisica e saldezza mentale sanno esplodere in pochissimi secondi nelle veloci gare di corsa, oppure, come accade nelle competizioni più durevoli e lente – si pensi alla 50 km di marcia – riescono a diluirsi in ore di sforzo esecutivo. Un atleta, dunque, conquista nei suoi allenamenti delle competenze particolari che permettono un dialogo aperto e continuo tra apparato locomotore e sistema nervoso, messi in moto da una centralina emotiva che riesce a dosare il tutto, in un’equilibrata spinta all’agire. Bisogna essere in grado di non bruciare anzitempo il carico energetico a disposizione e raccogliere al volo le scorte rimaste nello sprint finale. La perseveranza, la tenacia, l’autostima, la sfida e il coraggio, modulati dall’equilibrio, dall’applicazione, dalla costanza e dalla conoscenza di sé, sono gli ingredienti ideali per un ben – essere fisico e mentale, che solo lo sport insegna e fa esperire.Il concetto di stretta assonanza tra il vigore del corpo e potenza della mente era già conosciuto ed esaltato nella cultura classica e riassunto nella locuzione latina "Mens sana in corpore sano”, con la quale si riconosce la stretta corrispondenza tra la salute delle due componenti dell’essere umano, che devono crescere insieme per essere integre e funzionali. I Greci, primi organizzatori e strenui sostenitori delle Olimpiadi, consideravano tale evento quadriennale una vera celebrazione collettiva, tanto da sospendere le guerre in corso e dare tregua ad ogni genere di conflitto. Alla base dei Giochi Olimpici c’era il culto del corpo, il vero spirito e il senso di aggregazione in nome di Zeus. Le antiche Olimpiadi greche si svolgevano nella città di Olimpia, in cui ancora oggi viene accesa la fiamma olimpica, portata poi a staffetta dai tedofori fino alla città scelta per lo svolgimento delle gare. I principi filosofici sottesi a questa competizione internazionale e i simboli che le danno spessore (la bandiera con i cinque cerchi colorati e intrecciati; il fuoco che arde per tutta la durata dei giochi; il motto degli atleti – citius, altius, fortius – più veloce, più alto, più forte) fanno sentire ciascuno di noi un cittadino del mondo, che tifa sì per gli atleti della propria nazione, ma che si sente universalmente membro di una collettività mondiale. Parafrasando Rodari, le Olimpiadi sono davvero “una scuola grande come il mondo” in cui tutti i popoli si trovano affratellati dal riconoscimento del valore umano dei propri atleti.
edito dal Quotidiano del Sud