Sorvino: se n’è andato anche Aristide Savignano, spirito libero e critico

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«Dopo Ciriaco De Mita e Gerardo Bianco se ne è andato anche Aristide Savignano -figura un po’ meno nota all’attualità ma di grande spessore culturale ed intellettuale- del gruppo dei “magnifici sette” di Cronache Irpine degli anni Cinquanta e Sessanta, il giornale di impegno politico diretto da Biagio Agnes (con Nacchettino Aurigemma, Nicola Mancino, Salverino De Vito)».

Sono le parole di Stefano Sorvino, che ricorda la figura di Aristide Savignano, scomparso a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto.

Il direttore generale di Arpa Campania continua: «Il gruppo di giovani democristiani, allievi ma poi antagonisti del grande Fiorentino Sullo – allora leader politico della provincia- promuovevano sofisticati “ragionamenti” sull’allargamento del quadro politico di governo al Partito socialista verso il centrosinistra per risolvere la crisi aperta dall’ esaurimento della formula del centrismo degasperiano.

Ma anche sulla necessità di un profondo rinnovamento delle strutture politiche, istituzionali e sociali dell’Irpinia, ancora prigioniera di vecchie formule notabilari, nella prospettiva di un nuovo meridionalismo orientato allo sviluppo delle aree interne.

Aristide Savignano, originario di Gesualdo, avvocato ed esperto di diritto pubblico, non si diede alla carriera politica ma divenne un cattedratico di chiara fama.

Diede prova di se’ come eccellente e qualificato amministratore alla presidenza del Consorzio Asi di Avellino negli anni della prima industrializzazione della provincia, in cui si realizzavano la moderna infrastrutturazione e l’organizzazione dei servizi alle imprese in fase di insediamento.

Divenne professore di Dottrina dello Stato e di Istituzioni di Diritto Pubblico e fu autore di significativi studi sulla teoria della partecipazione politica nell’ordinamento costituzionale (1979).

E’ stato, sia pure per breve periodo(1976-77), il terzo Rettore dell’Università  di Salerno da poco costituita e destinata a divenire il secondo importante ateneo della Campania.

Spirito libero e critico, andò poi in collisione con Ciriaco De Mita e la maggioranza “basista” del partito democristiano irpino, rimanendo in sintonia con Gerardo Bianco.

Fu per un quadriennio Vice Presidente del Banco di Napoli, all’epoca il più importante istituto di credito pubblico dell’ Italia meridionale, e presidente della società preposta alla gestione delle sue partecipazioni estere.

Negli anni Ottanta si trasferì all’Università di Firenze e spostò la sua residenza tra il capoluogo toscano e Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, diradando la sua presenza ad Avellino.

Aristide Savignano si iscrive certamente e a giusto titolo nell’elite degli irpini illustri che-con il loro spessore intellettuale e professionale-hanno contribuito negli ultimi decenni al prestigio della provincia, largamente inserita nel cuore della classe dirigente nazionale».