Sud, il grande inganno

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I teorici dell’emigrazione intellettuale amano spiegarci che è cosa buona e giusta quando un giovane lascia la propria terra per trasferirsi al Nord o all’estero. Non discuto sul valore di questa affermazione, contesto il modo in cui ciò si verifica. Penso, infatti, che la “fuga dei cervelli” sia una scelta obbligata per la maggior parte dei giovani e una scorciatoia della politica per esimersi dalle proprie responsabilità. L’impoverimento delle risorse umane dei territori nasce dalla mancanza di occasioni di lavoro. Lo spopolamento è figlio di una politica miope, incapace di garantire il futuro alle giovani generazioni. Si va via dal Sud con il desiderio di tornarvi con l’arricchimento di una significativa vissuta esperienza formativa. Non si ritorna, invece, perchè la prospettiva è di ripercorrere un deserto di impegno. Nel mondo intero i giovani meridionali sono stimati e apprezzati per i risultati che ottengono e la grande volontà di affermarsi. Non c’è giorno che non si sottolinei il successo raggiunto dai giovani campani, pugliesi, calabresi o siciliani in ogni settore del mondo del fare. Si tratta di eccellenze che potrebbero contribuire a cancellare la storia negativa del Mezzogiorno assistito. Ed è qui il punto. A chi spetta attrezzare il territorio, renderlo competitivo nei settori della ricerca per favorire l’emigrazione di ritorno di chi si sente tradito dalla maggior parte della classe dirigente meridionale che è senza pensiero, incapace di tessere strategie positive per il futuro? Non intendo banalizzare una questione seria e importante, ma ho rilevato che anche nel recente confronto voluto dal premier Conte con gli Stati generali si è consapevolmente sfuggiti dall’affrontare la questione delle questioni: la bonifica morale del Mezzogiorno. Senza la quale i fondi promessi (molti dei quali sono gli stessi di sempre) alimentano il circuito vizioso clientele-trasformismo-collusione politica- malaffare. Anche per questo i giovani che emigrano con la pena nel cuore nutrono sfiducia per un loro ritorno. E così il Sud resta seduto su un vulcano pronto ad esplodere.

di Gianni Festa