Sull’asse Avellino Benevento

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Avellino Benevento, due realtà geograficamente simili per territorio e cultura ma lontane per ambizioni e rivalità. A dividere le due province è stata da sempre la politica soprattutto quella della Prima repubblica durante la quale il Sannio ha continuamente subito l’egemonia della Democrazia cristiana irpina che vantava esponenti di spicco nazionali. Per la legge del contrappasso, Benevento ora si sta prendendo la rivincita e per alcuni ha già lanciato un’Opa politica sull’Irpinia, purtroppo, orfana di leader e senza più l’orgoglio degli anni ruggenti. Ad accrescere i sospetti è l’operazione che si sta consumando proprio in questi giorni intorno all’ Alto Calore. L’ente idrico Irpino è ormai allo stremo finanziario, piegato da un’ eccessiva esposizione debitoria che rischia di portarlo al tracollo. Questa disperata situazione sta costringendo la dirigenza dell’Ente ad attraversare definitivamente il Rubicone siglando l’accordo con la Gesesa, società idrica che gestisce la città di Benevento e altri 8 comuni del Sannio. Un’impresa piccola e florida che può portare ossigeno alle asfittiche casse dell’Alto calore ma che ha come controindicazione la possibile egemonizzazione, dell’ente idrico irpino che essendo ridotto in tele di braghe dovrà subire le scelte imposte da Gesesa e soprattutto da Acea, il colosso idrico che sta alle spalle della società beneventana e che da tempo ha messo gli occhi soprattutto sulle fonti idriche Irpine che continuano a fare gola a molti. A muovere i fili dell’accordo pare che ci sia il sottosegretario ai trasporti e alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, l’uomo potente del Sannio che per ragioni di collegio elettorale vuole espandere il suo potere anche in Irpinia . L ’italicum, la nuova legge elettorale, ha compreso nello stesso collegio la provincia di Avellino e quella di Benevento e Del Basso de Caro ha bisogno dell’Irpinia per affermare completamente la sua supremazia sul Pd delle zone interne. Eppure l’ accordo con la Gesesa proposto da molti anni non è stato mai voluto da entrambe le province: dall’ Irpinia dove il potere imperante ha sempre considerato l’Alto calore come un feudo elettorale senza mai badare e ad una sua gestione manageriale se non in termini clientelari che l’hanno ridotto sul lastrico, malgrado i disperati tentativi di salvarlo, messi in essere dal Presidente Lello De Stefano. Una rinuncia quella della fusione che negli anni passati il Sannio ha visto sempre come fumo negli occhi considerando l’accordo con l’Alto Calore un’ ulteriore sottomissione all’Irpinia dove i superstiti del vecchio potere della Democrazia cristiana hanno continuato ad imperversare nella gestione dell’Alto Calore. Guardando indietro sicuramente l’accordo con Gesesa andava siglato dal 2005 in poi, perché avrebbe messo in posizione di forza l’Ente irpino che allora non aveva una situazione economica così disastrosa ed era in condizione di imporre la gestione anche perché l’Irpinia detiene le fonti idriche necessarie e utili per l’approvvigionamento. E proprio la necessità di tutelare le fonti diventa una ragione in più perché in provincia di Avellino ma anche nel Sannio la gestione del servizio idrico resti completamente in mano pubblica. Un modo per non tradire la volontà popolare manifestata nel referendum in cui gli italiani hanno scelto con il loro voto la gestione pubblica dell’acqua, volontà ampiamente disattesa dal Governo ma anche dalle istituzioni regionali.
edito dal Quotidiano del Sud