Le non poche difficolta’ dei partiti tradizionale nell’individuare i candidati alle prossime elezioni amministrative e il ricorso alla società civile per trovare figure “credibili” per la raccolta del massimo consenso elettorale possibile, afferiscono a ragioni a tutti note e diagnosticate, con preoccupazione, dagli stessi dirigenti della partitocrazia italiana. Tra le peculiarità positive dei candidati assume posizione di rilievo la capacita’ di generare coesione sociale dei candidati, per arginare la sempre crescente distanza dei cittadini verso la politica. E’ questo un annoso problema in un quadro politico e culturale complessivo all’interno del quale Terzo Settore è diventato l’approdo preferenziale di autorevoli figure di operatori sociali capaci di costruire quotidianamente coesione sociale, quasi sempre con un dignitoso e nobile silenzio di chi preferisce i fatti alle parole vuote. Le attuali emergenze sociali, le nuove consapevolezze dei vecchi partiti, le immediate esigenze di cambiamento di tempi e metodi di gestione dei percorsi di sviluppo programmatico, la sempre crescente consapevolezza che non tutta la politica è delegabile ai partiti, sono tutte ragioni che concorrono a delineare una sfida operosa e responsabile del Terzo Settore verso la politica. Quindi una nuova e percepibile responsabilità politica per costruire il futuro delle nostre democrazie in crisi, attraverso una partecipazione civica propedeutica e necessaria per il decollo di un condiviso e credibile impegno politico, attualmente non ancora percepito perché non ancora pienamente riconosciuto. Non si tratta, vorrei sottolineare con tutta franchezza, del solito sogno di romanticismo partecipativo e sociale che certamente ha arricchito il dibattito culturale e politico degli ultimi decenni, ma non ha generato sostanziale cambiamento. L’orizzonte post pandemico è cosi’ impegnativo da scoraggiare chiunque ritiene ancora di offrire il proprio contributo da postazioni diagnostiche pur valide, ma senza apporti concreti. Il volontariato e il Terzo Settore costituiscono un alveo prezioso e sempre attivo di forze coesive, di schietta partecipazione democratica per la concreta e non solo proclamata costruzione del bene comune. Sulla base di una puntuale e credibile lettura dei bisogni sociali del territorio. Lettura puntuale frutto della contiguita’ quotidiana con la gente. Ma il Terzo Settore non è solo l’insieme di buone prassi, ma è una visione generativa di legami comunitari , di percorsi comuni di crescita, di maturita’ civile, di formazione continua per l’impegno sociale e politico. Di conseguenza i partiti debbono prendere atto che il servizio di emergenza trasfusionale del Terzo Settore non basta piu’ per affrontare la complessita’ e l’urgenza delle emergenze attuali. Allora dovranno essere proprio i partiti ad aprire spazi nuovi e forme inedite ed efficaci di coprogettazione per la piena realizzazione delle ragioni di fondo che hanno motivato il Terzo Settore ad accettare le sfide della politica.
di Gerardo Salvatore