Tornare a educare, la sfida 

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E’ un rituale tipicamente italiano quello dei canali di comunicazione che in coincidenza di avvenimenti come la strage dei ragazzi in discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo diffondono tante notizie sulle cause dell’assurda tragedia, dallo spary orticante, ai troppo biglietti venduti, inadeguatezza dell’uscita di sicurezza, paura diffusa tra i giovanissimi, l’indagine della magistratura e la lista potrebbe continuare.
Quello che non riesco a sopportare – come genitore, nonno ed aspirante cristiano, impegnato da una vita nel volontariato, nei processi rieducativi nelle carceri e nella società civile – è il silenzio sulla impotenza educativa dei genitori di tanti giovanissimi, incapaci di incoraggiare i loro figli a fare prevenzione in circostanze, eventi affascinanti, talvolta riti folli che da momenti di gioiosa ammirazione per i concerti di musica rap, culminanti con l’arrivo di personaggi noti, come Sfera Ebbasta, diventano occasione di morte. Prevenzione significa raccontare che vivere con gioia responsabile la propria condizione giovanile comporta anche sapersi organizzare in modo da evitare l’alcol, la droga, lo spray al peperoncino, l’incubo della folla di locali superaffollati i cui proprietari sono ossessionati solo dal maggiore guadagno possibile. Sapersi organizzare, come noi non più giovani facevamo un tempo, significa già sentirsi capaci di organizzare momenti comunitari con coetanei amici di amici che, se anche non ancora conoscenti, almeno sappiamo di poter ricevere un minimo di affidabilità umana, civile e relazionale, lontani dalle tante insidie e dai diffusi tunnel esistenziali senza luce. Fare prevenzione significa non vietare o reprimere gli avventurosi sentieri giovanili di per se naturali, ma è prudente conoscerne minimamente il percorso. Fare prevenzione significa anche, per i genitori delle giovanissime generazioni, non temere di apparire come persone retrograde, odiate e non sopportabili. Capisco che il mestiere dei genitori non è stato e non è un impegno facile ed ha bisogno continuamente di rivelarsi flessibile e propositivo. Altra scelta è quella di abdicare ad un compito, stoltamente preoccupati di non consentire ai giovanissimi figli il massimo della felicità raggiungibile, non importa come, dove e quando. L’attuale disorientamento giovanile ha raggiunto livelli preoccupanti proprio perché non ci sono punti di approdo certi e credibili: non ci sono più maestri o docenti che costituiscono modelli di adulti, non c’è una scuola che riesce a cooperare serenamente e quotidianamente con le famiglie per una crescita integrale dei giovanissimi figli/studenti. Le parrocchie non costituiscono più – come un tempo non troppo lontano – luoghi di aggregazione e sana socializzazione umana e spirituale, salvo qualche lodevole realtà parrocchiale. Se, nel quadro di queste deficienze, si annovera anche la famiglia, il risultato drammatico del disorientamento giovanile è sotto gli occhi di tutti e le tante analisi che ci vengono propinate, talvolta anche autorevoli dal punto di vista psicologico, restano tali, senza efficacia. Lo stesso martellante dibattito di questi giorni sulle cause che hanno determinato l’assurda e incredibile tragedia di Ancona, sarà come l’acqua fresca che passa sotto i nostri ponti e il tempo forte dell’Avvento, dell’arrivo della luce, della nascita di una speranza nuova che stiamo vivendo scatena, anche nell’animo di chi non crede nel Natale cristiano, qualche interrogativo di circostanza. Non è stata casuale la domanda di un amico non credente – con cui ho vissuto il periodo degli studi universitari – circa il Polo Giovani di Avellino, fortemente voluto ed ideato dal nostro Vescovo, come concreto segno di attenzione alle nuove generazioni “una tenda di comunione nella città dell’anonimato, una mensa dove ci sia posto anche per le pietre di scarto, un laboratorio di futuro per la città e la Diocesi, uno spazio e un tempo per scommettere su chi ha scarpe senza strade da percorrere, giovinezza senza ali”. Questa “scuola di alfabetizzazione dell’umano”, costituisca il messaggio più autentico e credibile di questo Avvento, per credenti e non, per genitori e figli, per tutti coloro ansiosi di dotarsi di una bussola nella difficile rotta della nostra esperienza umana.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud