Tra annunci e promesse il Sud sta morendo

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D’accordo sul fatto che l’autonomia regionale differenziata penalizza il Mezzogiorno. Nessun dubbio anche sulla spesa storica, che da anni favorisce le regioni del Nord rispetto a quelle meridionali.  Se tutto questo, e altro ancora,  è vero, e non pare vi siano dubbi, viene da chiedersi quale ruolo hanno svolto le classi dirigenti meridionali per fare in modo che le cose cambiassero. E’ forse sufficiente la stanca lamentazione che si perpetua da Palermo a Napoli, passando per Reggio Calabria,  che, inconcludente come è, copre gli errori e le complicità proprio di chi rappresenta il Sud nei vertici  del Paese? Certo è che tra trionfalismi, promesse e annunci il Mezzogiorno sta morendo.

Gli ultimi dati Istat sullo spopolamento delle zone interne, ma anche dalle città metropolitane, denunciano la fuga dei cervelli dal Sud. Cifre da capogiro. Giovani laureati che si trasferiscono al nord e nelle capotali europee e rendono ricche quelle realtà.Tutto questo avviene mentre le classi dirigenti meridionali stanno a guardare senza avere la capacità di proporre soluzioni affinché questo fenomeno si arresti. Vanno via le migliori risorse intellettuali, mentre nel sud si grida per l’assenza di giovani professionisti in grado di elaborare progetti per il Pnrr. Una contraddizione che dovrebbe fare  arrossire di vergogna quanti alla politica del fare sostituiscono l’alibi dell’altrui responsabilità. Sia chiaro: il Sud ha grande, e urgente, bisogno di infrastrutture. Alta velocità, sistemazione di bacini idrografici  sono indispensabili per eliminare le distanze. Ma ha soprattutto bisogno di nuove classi dirigenti capaci e motivate a rendere il pensiero azione. La vecchia politica del trasformismo e del clientelismo, ancora oggi dura a morire, deve essere sconfitta dal senso del dovere finalizzato alla rinascita morale di un territorio che invoca cura e attenzione. Se ancora oggi un vento forte priva per ore le comunità di energia  elettrica, perché le reti sono desuete e nessuno si preoccupa di farle ammodernare, ciò vuol dire che l’intero Mezzogiorno non ha più futuro  e si spegne sotto gli occhi di una classe dirigente attaccata al potere, che si allontana sempre più dal concetto di bene comune.

Anche l’occasione dei fondi europei, ordinari e straordinari, allora finisce per essere ghiotta occasione per i padrini del potere e per la criminalità organizzata. Pensare all’utilità di una cabina di regia tra tutte le regioni meridionali sarebbe stata cosa buona e giusta. Ma i manovratori del sud lamentoso non ci stanno. Perché parcellizzare gli interventi e costruire fontanini e strade sterrate frutta molto di più in termini di consenso personale rispetto al bene comune. E intanto i nostri giovani vanno via. Un silenzio che grida una diversa operosità.

Gianni Festa