Tra ricordi e cambiamenti

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Di Pino Bartoli 

Certo col tempo tutto cambia, la musica, l’arte ,l’architettura, il concetto di eleganza, la società. In meglio o in peggio? Non sta a noi dirlo, specialmente quelli che hanno una certa età. Infatti il loro giudizio è condizionato dal ricordo dei giorni della gioventù che rende tutto piacevole. Toccherà a chi verrà dopo stabilire una scala di valori e mettere a confronto, che so, la sindacatura di Di Nunno con quella di Festa, l’attività di quel Procuratore con l’atro, l’azione del vecchio Prefetto con quello che è venuto dopo, la missione pastorale del vecchio Vescovo e del nuovo e riconoscere il migliore ma, una cosa è certa; osservando con attenzione, analizzando le cause, confrontando gli effetti ci si convince che solo nella politica è cambiato poco e questo vale sia per quella nazionale che per la locale. La cronaca degli ultimi giorni è un continuo di arresti per corruzione, per voto di scambio, per truffe ai danni dello Stato e questo dalle Alpi alla Sicilia. In un suo recentissimo intervento sulle pagine del Corriere dell’Irpinia Toni Iermano ci ha ricordato che già nel 1860, con l’Italia unita da pochissimo, Francesco De Sanctis, da Governatore di Avellino, sentiva “un odore di ladri, che spaventa” e, alla luce di quanto sta accadendo la pratica del furto (ed il puzzo) sono ancora in essere. È questa una malattia nata con l’Italia. Si racconta che per accedere alla pensione che il nuovo stato decise di riconoscere a chi aveva partecipato all’impresa dei Mille furono presentate 18.000 richieste. A parte le facili battute questo è un problema grosso e purtroppo non eliminabile ed economicamente svantaggioso visto che le somme che sborsiamo per i nostri amministratori non le recuperiamo in vantaggi e soddisfazioni per la collettività. In questo modo non si va da nessuna parte. Ed è con questa convinzione che ci avviamo a vivere questa nuova tornata elettorale che vede impegnati i soliti noti che promettono, cianciano, si alleano, si dividono, si propongono, il tutto tra l’indifferenza e la rassegnazione di chi (sempre di meno) dovrà recarsi alle urne.