Tra silenzi scontri e veti incrociati

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Gli ultimi sviluppi del dominante dibattito politico sulla elezione del nuovo presidente della Repubblica dimostrano, nella sostanza dei fatti, che la partitocrazia italiana attuale non ha una figura autorevole di alto profilo morale e politico, capace di aggregare il necessario consenso per la elezione della più alta carica dello Stato. La proposta avanzata dal PD – An – drea Riccardi, insignito nel 2009 del Premio Carlo Magno con una significativa motivazione “Per onorare un esempio straordinario di impegno civile in favore di un’Europa più umana e solidale all’interno e all’esterno delle sue frontiere” – costituisce l’ultima e ennesima dimostrazione di questa realtà. Realtà che ha trovato facile sedimentazione per la squallida e squalificante selezione della classe dirigente partitica degli ultimi decenni. Su queste tematiche, anche dalle pagine del nostro quotidiano, sono state scritte analisi di tutto rispetto, sono state illustrate iniziative della società civile per l’attivazione di significative scuole di formazione all’impegno sociale e politico e tanti lodevoli sforzi che hanno scavato solchi profondi nel tessuto sociale e culturale italiano. Solchi profondi apprezzati, ma non sostenuti dai poteri partitici che hanno scelto la via della miserevole autoreferenzialità nel proprio interno, con l’avvento della peggiore mediocrità culturale, morale e politica di cui oggi gli stessi partiti ne mostrano limiti e carenze del tutto evidenti. Limite e carenze tanto più gravi se, come unanimemente rilevabile, le figure di altissimo profilo, come quelle di Sergio Mattarella, hanno assolto egregiamente il loro compito e in coerenza con il dettato costituzionale, lasciano un vuoto davvero difficilmente colmabile. Allora scontri, veti incrociati, silenzi deleteri di tutte le compagini partitiche che oggi, come mai accaduto, ostentano diritti di prelazione ridicoli nel proporre candidati a dir poco grotteschi, come è avvenuto per Berlusconi sul cui opaco profilo è diventato superfluo soffermarsi. Se veramente, come sembra, qualche partito ravvisa la necessità di rigenerare la politica, attingendo ossigeno e linfa vitale nei non pochi personaggi della società civile, come Andrea Riccardi, che hanno dato prova esemplare delle loro capacità e concreto impegno per la costruzione del bene comune e li chiamano a rappresentare il popolo italiano ai livelli istituzionali più alti, qualche motivo di speranza è legittimamente coltivabile. Se, poi, l’ipotesi delineata è solo il tentativo di usare un dentifricio per sciacquarsi la bocca maleodorante, l’ipotesi stessa è condannabile senza esitazione. Condannabile ancora di più per il particolare momento nazionale e globale, gravido di rischi non solo pandemici, ma di follie belliche e supremazie territoriali anacronistiche e pericolose per l’intera comunità planetaria. È proprio questa consapevolezza della gravità che riguarda tutti che dovrebbe indurre gli attuali decisori politici ad imboccare la via delle convergenze utili all’interesse comune e non vanificare l’immagine che la nostra Italia ha recentemente conquistato nel panorama europeo e mondiale. Ovviamente la preziosa risorsa costituita da Mario Draghi va comunque apprezzata e sostenuta nei ruoli e negli spazi più idonei.

di Gerardo Salvatore