Trasparenza “opaca”

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La politica mite non è affatto una politica debole. Al contrario. E’ propria di chi è convinto della forza e del valori delle proprie opinioni e non pretende di imporle". Le parole sono del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che le ha pronunciate qualche giorno fa a Brescia dove ha ricordato il “suo” amico Mino Martinazzoli scomparso il 4 settembre di cinque anni fa. Riprendendo un concetto di Martinazzoli, appunto quello della "mitezza della politica", il Capo dello Stato spiega che questo è un atteggiamento che induce al confronto e a trovare le ragioni che ci uniscono prima di quelle che ci dividono. Una riflessione quanto mai attuale. Sono passati venticinque anni dai tempi in cui Martinazzoli guidò la DC ed anche allora come oggi imperava la politica degli insulti, delle invettive e della demonizzazione dell’avversario. Su questo assioma si sono mossi sin dall’inizio del loro ingresso in politica i Cinque Stelle che nascono al grido di un vaffa a tutto il mondo dei partiti. Oggi a distanza di pochi anni il Movimento grillino guida due grandi città Torino e Roma e nella capitale quella carica di novità si sta esaurendo in pochi mesi di governo. L’esperienza della Raggi sta rivelando in modo plastico che spesso si predica in un modo e ci si comporta in un altro. Trasparenza è la parola chiave nel mondo grillino. Tutto deve essere pubblico e dunque all’inizio della legislatura nasce da questa impostazione la richiesta a Bersani di riprendere in streaming il colloquio tra il Presidente del Consiglio incaricato e i capigruppo parlamentari. Tutto si deve vedere. Oggi quella trasparenza nei rapporti con gli iscritti e gli elettori è venuta meno. Lo sapevano tutti e non solo la Raggi e il direttorio romano che l’assessore all’ambiente del comune di Roma era sotto indagine ma ha accettato ugualmente di entrare in giunta. Un segreto di Pulcinella che è esploso con fragore e ha rotto uno dei comandamenti del movimento. Due pesi e due misure rispetto a quel recente passato. Per sette settimane la verità è stata nascosta ai romani dichiarando ai giornali che a loro non risultava niente di niente, fingendo di cadere dal pero ogni volta che un giornalista domandava se fosse vera la notizia dell’inchiesta. Comunque vada a finire l’esperienza della giunta Raggi questa macchia è destinata a restare. Il malessere e la crisi che stiamo attraversando ci riporta al paragone con il tramonto della prima Repubblica. In una intervista a Barbara Palombelli su Sette, del 23 gennaio 2003, Martinazzoli si definiva un “apolide della Seconda repubblica” e commentava: “Non fummo tempestivi nel considerare che la fine del comunismo in Europa chiudeva, in Italia, una fase storica, quella della Dc condannata a governare… io pensavo che se ci avessero assistito generosità e coraggio, avremmo potuto essere, nella nuova stagione politica, di più».

edito dal Quotidiano del Sud