Sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, in Italia, non se n’è parlato molto e anche ora l’informazione continua ad essere limitata. Probabilmente la tempesta pandemica e la guerra in Ucraina hanno impegnato con prevalenza, la comunicazione sulla significativa iniziativa. L’avvio della conferenza è avvenuto il 10 marzo 2021 e il 9 maggio successivo, a Bruxelles, è avvenuta l’apertura ufficiale. La sessione inaugurale della Plenaria della Conferenza è avvenuta nei giorni 18-19 giugno. I lavori programmati prevedevano un impegno costante nei mesi di settembre, ottobre e dicembre 2021 con continuità nei primi cinque mesi del 2022, con il 9 maggio come data di chiusura dell’iniziativa. I rilevanti sconvolgimenti all’interno dell’orizzonte politico europeo hanno certamente influenzato il cronoprogramma dei lavori. L’obiettivo era ed è quello di favorire il contributo dei cittadini alla riflessione attraverso quattro panel europei, ciascuno composto da 200 cittadini dei 27 stati membri, i quali rappresentano le diversità dell’UE in termini di origine geografica, genere, età, contesto socioeconomico e livello di istruzione. Un terzo di ciascun panel è costituito da giovani di età compresa tra 10 e 25 anni. Alla sessione plenaria, per la formulazione delle proposte, programmata nel prossimo mese di aprile, parteciperanno 20 rappresentanti, almeno un terzo dei quali sotto i 25 anni. I contributi da presentare sono il frutto della loro discussione e delle raccomandazioni raccolte attraverso la piattaforma digitale multilingue. Il primo panel è finalizzato su un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione, istruzione, cultura, gioventù e sport, trasformazione digitale. Il secondo panel ha affrontato la tematica della democrazia europea, valori e diritti, stato di diritto, sicurezza. Il terzo panel ha lavorato sul cambiamento climatico e ambiente e sulla salute. L’attenzione del quarto panel è stata rivolta sull’UE nel mondo e sulla migrazione. Non casualmente ho voluto delineare tutti i segmenti tematici della ricerca per fare piena luce sull’attuale politica europea per far fronte alle emergenze di grosse dimensioni, come la pandemia, la guerra in Ucraina e il biblico flusso migratorio delle popolazioni ucraine. L’altro dato significativo, valutato e programmato da tutti i Paesi dell’UE, è la massiccia presenza dei giovani e il loro coinvolgimento sulle tematiche globali che varcano i confini del vecchio continente. In particolare i giovani coinvolti, grazie alla Conferenza, hanno l’opportunità inaspettata e arricchente di conoscere meglio le istituzioni europee, di lavorare a fianco dei politici europei e nazionali, dei rappresentanti della società civile, in sostanza di farsi un’idea sul campo di cosa significa concretamente “fare politica”. L’esperienza di lavoro del quarto panel si è rivelato estremamente interessante per il confronto tra i vari cittadini europei a partire da punti di vista diversi. Un lavoro certamente non facile, anche per ragioni oggettive come le differenze linguistiche, ma è stato utile l’aiuto del segretario della Conferenza, attraverso un proficuo coordinamento, mettendo a disposizione il necessario materiale di base. Grazie a questo appassionante itinerario è stato anche possibile un prezioso confronto, durante le Plenarie, con persone con una lunga esperienza politica, comunque interessante ad ascoltare le raccomandazioni delle giovani generazioni. Le conclusioni della Conferenza, previste per il prossimo mese di maggio, certamente si arricchiranno dal nuovo spirito di coesione europea che, come certamente appare, sta facendo passi rilevanti anche con il contributo di presenze politiche critiche, per il passato, sulle capacità dell’UE di presentarsi unita per affrontare in modo efficace le nuove emergenze. Dalle prime impressioni raccolte da alcuni giovani italiani partecipanti alla Conferenza, traspare la consapevolezza e l’auspicio che la conferenza stessa potesse essere un modello a cui ispirarsi anche nel nostro Paese. Certamente è stato irrobustito il convincimento che occorre un modo diverso di fare politica, che implica un coinvolgimento più attivo da parte dei cittadini, coinvolgimento sostenuto ed auspicato più volte anche dalle pagine del nostro quotidiano.
di Gerardo Salvatore