Troppe cose stanno accadendo, nel Pd, a dare il segno di una tensione politica e morale ormai troppo allentata. Arresti e inchieste che coinvolgono importanti esponenti del partito. Polemiche su alleanze con forze sospettate di "vicinanza" con ambienti discussi. Fino a voti inquinati. Nel frattempo, fatti inquietanti dimostrano una forte ripresa dell’offensiva dei poteri criminali. Rispetto a queste cose il Pd renziano sembra ormai ripiegato su se stesso. Lacerato e diviso. E quasi indifferente rispetto a fatti e situazioni che, fino a qualche anno fa, suscitavano indignazione, cortei e marce girotondine.
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La feroce polemica tra la componente bassoliniana del Pd e la disinvolta canddata a sindaco di Napoli Valente non può essere ricondotta alla normale dialettica politica interna, da cui pure ha avuto origine. Gran parte delle puntigliose critiche di nonno Bassolino – indirizzate prima solo a de Magistris e ora rivolte esclusivamente al Pd partenopeo – trovano certamente origine nella sua inaspettata liquidazione decretata dall’establishment renzian-orfiniano. Tuttavia, le sue accuse sono circostanziate e ripetute, come quella che "é difficile prendere contemporaneamente le distanze e i voti da Ala". In quel gruppo si sono registrate vicinanze e parentele di qualche candidato addirittura con boss e loro familiari. Insufficiente e ipocrita l’atteggiamento della candidata-sindaco, che ha rivendicato l’assenza di impresentabili nelle liste pd, come se questo bastasse a risolvere la presenza di alcuni di questi nelle liste alleate! Le denunce ed analisi di Bassolino – insieme a quelle della sen. Capacchione e di altri – investono terreni molto delicati che travalicano le vicende interne al partito e la stessa competizione per il sindaco di una città importante. Saviano ha parlato addirittura di "resa del Pd al meccanismo criminale". E’ in gioco l’orizzonte morale del Pd renziano. Tra volontà di arraffare volti, alleanze discutibili e troppa indifferenza a tutto, il berluschino e molti dei suoi cortigiani lo stanno distruggendo. E pensare che, per il Pci-Pds-Ds-Pd – da Portella della Ginestra a Pio La Torre in poi – esso costituiva un vero spartiacque! Per non parlare dell’impatto delle sconvolgenti inchieste che vedono coinvolti l’ex presidente del Pd campano Graziano per presunti favori alla camorra e l’ex responsabile organizzativo Mastursi per corruzione di un giudice!
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La scoperta a Gioia del Colle di un quantitativo di esplosivo destinato ad uccidere il procuratore di Napoli Colangelo é un fatto che, per suo livello criminale, richiama i giorni degli attentati a Falcone e Borsellino. Lo stesso attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi, Antoci, sfuggito all’agguato omicida di un commando di killer e l’incendio doloso della casa di campagna del sindaco di Licata (Ag), colpevole di aver avviato la demolizione di alcune ville abusive, danno l’idea della ripresa in forze dell’offensiva di potere della delinquenza organizzata. Rispetto a questo atteggiamento tracotante, l’immagine e i segnali politici del partito di maggioranza, il Pd, non sono certamente adeguati alla portata delle sfide. Anzi. Hanno il sapore amaro della resa, come ci dicono alcuni Comuni-simbolo. A Platì, commissariato due volte per mafia con elezioni andate a vuoto per mancanza di candidati, nonostante l’investitura renziana di Annarita Leonardi, il Pd non é riuscito a presentare una lista. A Cosenza la resa di Lucio Presta, anche lui indicato dal premier. Così anche a San Luca. E a Rosarno, dove fu ucciso a colpi di lupara il giovane comunista Giuseppe Valarioti e il sindaco Pd é stato costretto alle dimissioni dai consiglieri Pd. Insomma, una resa politica e morale su un intero territorio martoriato e dominato dalla ‘ndrangheta! Quando la maggiore forza politica arretra e si arrende, come si può pretendere che la gente si ribelli?
edito dal Quotidiano del Sud