Una città alla deriva

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Da che cosa deriva la popolarità del sindaco di Avellino, Gianluca Festa? Me lo sono chiesto più volte ora che il suo governo è giunto al giro di boa. E, quindi, qual è il segreto? Non certamente deriva dalla sua azione di governo, considerato che le sue promesse sono state tutte eluse. Inutile fare per l’ennesima volta l’elenco dei problemi irrisolti. E allora? Dipende forse dall’essere protagonista di un esasperato populismo? Anche questo è vero, ma non solo. In realtà, dietro quel suo bonario sorriso consegnato nei suoi appuntamenti televisivi settimanali (monologo deluchiano) si nasconde un processo furbesco per conseguire il consenso grazie alla “plebeizzazione” del ceto cittadino. Sia chiaro, non ce l’ho con i ceti popolari della città, quelli afflitti dal bisogno e dalla povertà, ma accade che proprio questi finiscano per essere i più facili da strumentalizzare. Il sindaco del capoluogo agisce alla stregua di un vecchio notabile del Mezzogiorno. Facendo clientelismo spicciolo a livello personale, dando pacche sulle spalle e controllando in maniera discutibile la maggioranza consiliare. Di più. Disegna strategie politiche dentro le quali si collocano interessi talvolta non comprensibili, ma che rispondono al cambio di pelle della città. Meraviglia che tutto ciò gli sia consentito anche quando egli sfiora le regole della democrazia e della partecipazione. Ed è qui il vero pericolo che corre Avellino. La cui storia è di grande civiltà democratica. Festa aveva cominciato col dire che il capoluogo sarebbe diventato un riferimento straordinario tra le città campane. A distanza di due anni e passa, la città oggi attraversa un terribile degrado mentre molti Comuni irpini sono andati avanti realizzando opere significative e importanti. Il capoluogo non ha un disegno, né una visione, né un sogno. Men che mai l’intenzione di candidarsi per i benefici del Pnrr, visto che nessun progetto è stato messo a punto. Garantirsi il controllo per registrare il fallimento è solo colpevole responsabilità nei confronti degli Avellinesi.

di Gianni Festa