Corriere dell'Irpinia

Una nuova legge elettorale

Se il governo Draghi, come tutto lascia prevedere, arriverà a fine legislatura, si andrà a votare nel prossimo aprile. Il PD di Letta ritiene essenziale una nuova legge elettorale che ponga fine allo scandalo di aver un parlamento di designati dai capi dei partiti e non di eletti dal popolo. Ma ci sarà una nuova legge elettorale? A chiacchiere, tutti dicono di volerla fare ma, come è accaduto finora, alle promesse non sono seguiti i fatti. Poi è oggettivamente difficile farla perché il tempo è breve e, poi, perché una nuova legge elettorale non rientra nel programma di governo. Non si è mai fatta una legge elettorale a fine legislatura perché ogni partito tenta di imporre regole che lo avvantaggino a scapito degli altri. Eppure una buona legge elettorale, che ridia al cittadino elettore il diritto di scegliersi i propri rappresentanti contribuirebbe a pacificarli con la politica, aumenterebbe la partecipazione al voto oltre a qualificare una democrazia di più alta civiltà. Qualcuno teme che i voti di preferenza potrebbe determinare corruzione e voto di scambio, altri ritengono, invece che si avrebbero candidati più credibili e più attenti al territorio invece di essere solo succubi dei capi bastone. L’esperienza delle preferenze l’abbiamo avuta con la legge proporzionale della prima Repubblica che non è caduta per il voto di scambio e il clientelismo ma per il finanziamento illegale dei partiti e la mancata alternanza al potere che la stessa DC tentò di fare con Moro che ci sacrificò la vita,

L’espressione della preferenza esiste in democrazie molto avanzate come quelle del Belgio, dei Paesi scandinavi del Lussemburgo. La scelta dei candidati si può fare anche adottando il sistema maggioritario come fa la Francia con il doppio turno in collegi uninominali. Come sosteneva Sartori si possono fare buone leggi elettorali sia adottando il sistema proporzionale che quello maggioritario. Basta non fare pateracchi e adottare regole classiche.

In Italia la prima legge elettorale della Repubblica, fu approvata nel 1946. Una legge elettorale proporzionale, senza sbarramento, che ha consentito la rappresentanza anche a partiti e a movimenti piccolissimi. Prevedeva quattro preferenze poi ridotte ad una per effetto del referendum del 1991. E durata mezzo secolo anche se si è tentato più volte di modificarla istituendo all’uopo apposite commissioni.Nel1994, anche sull’effetto di mani pulite, fu promulgata una nuova legge elettorale a firma dell’attuale Presidente della Repubblica Mattarella che introduceva, seppur corretto da una quota proporzionale, pari ad un quarto dei seggi del Senato e della Camera, il metodo maggioritario nella considerazione che gli elettori non solo dovessero eleggere i propri rappresentanti ma anche determinare, con il voto, i grandi indirizzi politici ed economici del Paese. Il Mattarellum (così fu chiamata la nuova legge) rimase in carica fino al 1998 quando alcuni parlamentari della Lega, di F.I, e di Alleanza nazionale, così detti “saggi”, con in testa l’on.le Calderoli, si riunirono in una cascina e partorirono una nuova legge che, a detta del primo dei suoi firmatari, fu una vera “porcata” e, perciò, fu chiamato “porcellum”, proporzionale e senza voti di preferenza. Poco dopo, nel 2015, fu approvato l’italicum. Entrambe le leggi furono dichiarate parzialmente incostituzionali e nel 2017, imperante il Renzi rottamatore, fu approvato il Rosatellum, che è tuttora, in vigore. Si configura come un sistema elettorale misto, uguale alla Camera e al Senato: il 37% dei seggi è assegnato con sistema maggioritario, il 61% con quello proporzionale, il 2% riservato agli elettori residenti all’estero. C’è una quota di sbarramento del 3% per le singole liste e del 10% per le coalizioni. Le liste sono bloccate e i candidati “nominarti” dai capi dei partiti. Non ci sono voti di preferenza e ci si può candidare in più collegi. E’ una pessima legge e, probabilmente, si andrà a votare ancora con questa.

di Nino Lanzetta

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