Una nuova presenza dei cattolici

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L’intestazione dell’ospedale di Ariano Irpino al compianto Gennaro Bellizzi non può essere valutata solo come un riconoscimento civile e sociale per la significativa statura morale e professionale di un figlio spirituale della comunità di San Ciro, come è stato degnamente e doverosamente scritto all’indomani della sua scomparsa. In realtà i recenti avvenimenti politici, italiani e internazionali hanno riproposto domande e speranze per una “nuova presenza” dei cattolici in politica – come aveva sempre auspicato Gennaro Bellizzi – anche in coincidenza del cammino sinodale proposto da Papa Francesco sin dal settembre 2021. Perché questa connessione, almeno metodologica, tra i due filoni dinamici della nuova presenza dei cattolici in politica e del cammino sinodale dei conventi cristiani? Perché si tratta di due percorsi missionari nei due campi fondamentali di una comunità, quella civile e quella religiosa, di cui se ne avverte sempre più il bisogno. Credo che il trinomio posto da Papa Francesco – comunione, partecipazione, missione – racchiude con specificità diversi, ma convergenti sul piano della sfida sociopedagogica, i due percorsi indicati. Credo che i tentativi di una “nuova presenza” dei cattolici in politica – incontro del 2016 a Todi – non sono andati a buon fine proprio perché non è stato aperto il cantiere sociale del citato trinomio e sono prevalse le opacità operative delle varie autoreferenzialità associative che sono presenti nel vasto e articolato “mondo cattolico”. Chi ha avuto il piacere e la fortuna di conoscere Gennaro Bellizzi, credo abbia percepito il suo profilo di cristiano di frontiera, sempre disponibile a costruire, non da solo, percorsi di discernimento comunitario per cogliere le sfide principali che interpellano la testimonianza cristiana nel civile, nel sociale e, quindi, nella politica. Attualmente sono aumentate le sfide ed è diventato urgente e indispensabile delineare percorsi e progetti di una presenza efficace dei cattolici, in dialogo costruttivo con gli altri fratelli di buona volontà. Sono a tutti note le vicende politiche delle nostre comunità e quelle nazionali ed internazionali per rimboccarsi le maniche per costruire una presenza culturale, sociale e politica per dare un’anima etica alla società nuova che potrà nascere da una profonda innovazione della politica. Le difficoltà connesse alla complessificazione della società – tra cui la cosiddetta “crisi di identità” o “crisi del senso di appartenenza”-  impongono l’unità nella pluralità, per evitare l’ulteriore frazionamento del sistema democratico i cui pilastri partitici si sono ridotti, ormai, ad una ossessionante e perenne campagna elettorale per capire il residuale consenso di una comunità che preferisce la diserzione delle urne ad una partecipazione attiva e responsabile mai adeguatamente promossa e pazientemente costruita. S’impone quindi l’esigenza di portare a maturazione le tante suggestioni significative pur presenti all’interno del nostro tessuto civile e sociale – e la dedica motivata dell’Ospedale di Ariano Irpino a Bellizzi è una di queste – per elaborare un modo nuovo di presenza dei cattolici, attuando il trinomio della comunione, partecipazione e missione, adeguato alla complessità del sistema sociale, senza aspettare che lo facciano, a loro uso e consumo, i mestieranti della politica, sempre più numerosi, che rappresentano, ormai, solo i loro interessi. All’interno di questo grigio orizzonte il nuovo partito di Calenda potrebbe rappresentare una significativa presenza politica se recupererà dal basso i postulati dell’attiva partecipazione democratica, senza steccati ideologici e confessionali.

di Gerardo Salvatore