Una provincia senza gambe e futuro

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Le aree interne continuano a svuotarsi. A certificarlo é l’Istat nel suo report sul bilancio demografico diffuso qualche giorno fa.

L’Irpinia figura tra le aree interne del Mezzogiorno che maggiormente fanno registrare un fenomeno migratorio incessante e sempre piú incontrollabile.

Sfigurata dalla crisi di questi anni ma anche da un senso di smarrimento scaturito dalla perdita di punti di riferimento, l’Irpinia semplicemente corre il rischio di scomparire.

Quello che é certo é che siamo ad un giro di boa significativo della sua storia recente e i segnali che stanno lì, a indicare una profonda e radicale trasformazione del territorio, e delle comunità, vanno interpretati nel quadro di un processo involutivo di una provincia che sta accusando una progressiva “desertificazione”.

L’escalation dell’involuzione che ha caratterizzato la cronaca degli ultimi anni ha riguardato tanto la sopravvivenza delle comunità quanto la precaria vita complessiva dei territori.

E stato portato un attacco concentrico al cuore di questa provincia interna del profondo Sud mettendone a rischio la sopravvivenza: in questi critici e tumultuosi anni abbiamo sperimentato sulla nostra pelle un generale senso di sottrazione.

Un crescente impoverimento, un violento “tsunami demografico” che hanno investito i territori determinando un inarrestabile fenomeno migratorio che ormai sembra aver assunto le dimensioni di un vero e proprio esodo biblico.

Si sta assistendo, inermi, ad uno snodo cruciale, ad una radicale trasformazione che sta ridisegnando la mappa di un’Irpinia in caduta libera.

Uno stato di emergenza che riguarda a trecento sessanta gradi la vita di questa terra, non risparmiando niente e nessuno.

La costante e progressiva decadenza degli ultimi anni potrebbe così decretare, senza fare ricorso a facili catastrofismi, la scomparsa dell’Irpinia, con il passaggio epocale, nella cartina politica dell’Italia, da provincia con un suo ruolo che ha sempre cercato di recitare a livello nazionale e soprattutto all’interno del contesto meridionale, ad area periferica, sostanzialmente marginale, quasi irrilevante, che rischia di essere inglobata da altri territori e di rimanere fuori dall’Europa, tagliata definitivamente da qualsiasi prospettiva di riscatto e sviluppo del Mezzogiorno.

Stretta tra “desertificazione umana” e marginalità politica, l’Irpinia, oggi, deve fare i conti con un presente difficile, complicato, che la ridisegna profondamente come periferia, area marginale, vittima di logiche e responsabilità non sempre riconducibili a fattori esterni. E conosciamo bene quali siano le responsabilità della classe dirigente, in generale, e del ceto politico locale, in particolare.

Ci siamo interrogati, in più di qualche occasione, “dov’è l’Irpinia?”.

Una domanda nuova e perentoria si impone, ed è sintetizzabile in “cos’è, oggi, l’irpinia?”.

Viene immediatamente da pensare che ormai l’Irpinia sia una provincia deprivata quasi di tutto.

“Una provincia senza…”, potrebbe essere il titolo di oggi, che si addice a un’Irpinia che deve ritrovare quasi tutto.

Per ora siamo una “Provincia senza…”, una provincia senza testa, una provincia senza gambe. Una provincia senza sapersi vedere. Una provincia senza guardarsi. Una provincia senza capirsi. E forse una provincia senza avvenire.

di Emilio  De Lorenzo