Una via Crucis pittorica donata al Goleto, l’emozione dell’artista Caloia: racconto il dolore di oggi e di ieru

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Una via Crucis pittorica donata all’Abbazia del Goleto dall’artista Francesco Caloia, già drigente scolastico.  “In questa nuova esperienza – scrive il rettore don Salvatore Sciannamea – il professore si è cimentato nell’esecuzione di quindici opere (le 14 stazioni della Via Crucis completate con la quindicesima della resurrezione), che ci immergono nella universale esperienza dolorosa degli uomini, ma allo stesso tempo, redentiva e spirituale, con la lettura speculativa alla luce del Cristo. E’ un’opera assolutamente preziosa per l’abbazia del Goleto, tenendo ulteriormente conto del fatto che vi era questa importante lacuna da colmare, l’assenza della Via Crucis”. Sciannamea sottolinea come “Nella Via Crucis del professor Caloia emerge come il buio del dolore è contornato dalla luce e che l’uomo Gesù, dinanzi al quale ci si copre la faccia, tanto era stato reso brutto il suo aspetto, diviene il più bello tra i figli dell’uomo. Questa arte spirituale porta il divino e l’umano a dialogare, in modo tale che la via della bellezza artistica sia luogo privilegiato, in quanto cammino ed approfondimento estetico della fede. Il bello dell’arte sperimentato in un luogo dello Spirito, come la nostra abbazia, spinge l’uomo, credente e non, a trasmutare tale
bellezza in bontà di vita nel tempio della propria esistenza”

E’ l’artista Caloia a spiegare come “Il percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota è stato realizzato dal sottoscritto durante la pandemia da Covid 19, in un momento in cui non si poteva non riflettere sul proprio destino, sui tragici eventi e interpretare il mondo sull’esperienza dolorosa, sulla passione e sul calvario a cui sono andate incontro tante persone. Nella mia ricerca formale ogni stazione rimanda alla memoria artistica, ad una moltitudine di riferimenti iconografici in parte frutto di una ricerca sulla statuaria del Sud d’Italia legata alla passione di Cristo, un mondo costituito da tracce di opere che fanno drammaticamente affiorare le violenze subite da colui che si è preso cura degli ultimi, degli emarginati, degli esclusi, di coloro che hanno sofferto che soffrono e che subiscono ingiustizie”.

Caloia ribadisce come “La mia Via Crucis vuole essere un racconto lineare secondo la consueta logica razionale narrativa, una catechesi visiva: descrive e illustra ma con un linguaggio contemporaneo e un vivace cromatismo che giocanella luce e con la luce. Le varie formelle sono il racconto di un testimone che per rapidi cenni suggerisce ed evoca tra la luce divina in un mondo di straziante dolore. Tutto si svolge nella sospensione dello spazio e del tempo quasi a ribadire che quel dolore si rinnova di epoca in epoca, di vita in vita. La Passione di Cristo ci interroga quotidianamente e in tutte le epoche: letta con lo specchio della coscienza, vi vediamo l’Uomo che con il suo egoismo e la sua superbia rifiuta Dio, tradito oggi, come lo fu la sua incarnazione umana del racconto evangelico. La Via Crucis Pittorica, posizionata nella cappella dove attualmente viene celebrata la Santa Messa, costituita da 15 tavole 35×50 cm realizzate a tecniche miste su carta o cartoncino
telato (la quindicesima stazione – prima stazione della Via Lucis – rappresenta Gesù
risorto dalla morte e la sua bellezza, espressa in termini di visione e splendore aiuta
il fedele a entrare in contatto con il mistero di Dio che si è rivelato)”.