Una vita per la giustizia. A Villanova la Sala “Mario Conte”

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La Sala Consiliare del Comune irpino di Villanova del Battista sarà intitolata al magistrato napoletano Mario Conte scomparso quattro anni fa dopo un lungo calvario giudiziario che aveva fatto enorme clamore. Da pubblico ministero a magistrato di Cassazione: quasi quarant’anni al servizio della giustizia italiana con una lunga esperienza nella lotta alla criminalità organizzata ed alle mafie ed una paradossale vicenda di malagiustizia che lo ha debilitato fino alla morte prematura, Mario Conte (1951-2014), napoletano di nascita, irpino di origini familiari, era entrato in magistratura nel 1978. Pubblico ministero a Bergamo per lunghi anni e dal 1992 al 1996 applicato presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo negli anni del grande attacco della mafia allo Stato con le stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui persero la vita, tra gli altri, i giudici Falcone e Borsellino.

A lui sabato 28 Settembre alle ore 17.30 il Comune di Villanova del Battista (Avellino) intitolerà la Sala Consiliare del nuovo palazzo comunale “in memoria di un uomo che ha combattuto una vita intera per la giustizia ed ha sempre portato nel cuore il suo paese d’origine”. Alla cerimonia prenderanno parte l’assessore alla Sicurezza della Regione Campania, Franco Roberti, già Procuratore nazionale antimafia ed oggi membro della Commissione giuridica del Parlamento Europeo, il Sindaco di Villanova del Battista, Raffaele Panzetta, il magistrato Gaetano Carlizzi, docente di Teoria dell’argomentazione giuridica all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e l’oncologo Franco Ionna dell’Istituto Nazionale dei Tumori “IRCCS Fondazione Pascale”.

La storia di Mario Conte da paladino della giustizia a vittima delle falle del sistema giudiziario italiano

Mario Conte nel 1992 a seguito dell’omicidio di Giovanni Falcone fu chiamato come sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e nello stesso anno fu designato a partecipare in rappresentanza della magistratura Italiana al programma di studio sul crimine organizzato e sul traffico internazionale di stupefacenti “Combatting organized crime, narcotics and drug trafficking”. Una carriera brillante che nel 1998 lo aveva portato alle soglie della nomina a magistrato di Cassazione poi bloccata per una gravissima vicenda giudiziaria e riconosciutagli postuma nel 2016 con una lettera del CSM alla famiglia. Una lettera che riconosceva la sua piena estraneità ai fatti dopo quasi vent’anni di battaglie processuali conclusesi con la piena assoluzione dopo che Mario Conte aveva anche rinunciato alla prescrizione per vedere dichiarata la sua innocenza anche nella sostanza dei fatti.

Associazione a delinquere, traffico di stupefacenti, falso e peculato. Era l’estate del 2003 quando Mario Conte, ricevette un inquietante e inatteso avviso di garanzia. “C’era scritto davvero traffico di stupefacenti? Sono un narcos? Il mio lavoro di pm si era improvvisamente trasformato in attività criminale?”. Così Mario Conte descrive nel suo libro denuncia il suo stato d’animo di quei momenti. “E se fossi tu l’imputato?. Storia di un magistrato in attesa di giustizia” (Guerini e Associati Editore) è stata la sua ultima battaglia prima della sua scomparsa, avvenuta il 2 Ottobre 2015 nell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dopo una straziante battaglia con un mieloma multiplo diagnosticatogli nel 2006.

Le proposte di Conte per una riforma della giustizia

Nel suo libro Mario Conte, ripercorrendo la sua vicenda giudiziaria con dovizia di documenti e di particolari, lascia anche un manifesto programmatico per una possibile riforma della giustizia o meglio per una serie di piccoli accorgimenti mirati perché, come scrive Conte, “in Italia il vero problema in materia di giustizia non è quello di fare riforme epocali ma di recuperare la distinzioni dei ruoli e la cultura della prova, oggi spesso soppiantata da una visione della giustizia non già come servizio nei confronti del cittadino, ma come esercizio di un potere che funge da ammortizzatore sociale, scadendo così in un’attività di supplenza di altri poteri dello stato incapaci di esprimere il proprio ruolo”.

Secondo Mario Conte serve un sistema in cui il processo penale “debba solo accertare in tempi ragionevoli se l’imputato è colpevole o innocente oltre ogni ragionevole dubbio, senza nessuna forzatura, senza preconcetti o tesi precostituite da difendere”. Idee semplici e chiare per evitare che in futuro si possano ripetere vicende giudiziarie così paradossali.