Una volta era la verde irpinia

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Già al tempo dei romani la nostra terra, aspra e piena di boschi e di acque, era soprannominata la verde Irpinia. Nel corso dei secoli le caratteristiche, che ne facevano un sito ed un ambiente naturale originale dove la vita trascorreva serena tra il fresco dei boschi, la salubrità dell’aria ed i prodotti genuini delle sue terre, sono andate attenuandosi fino al degrado di oggi. Del verde, profumato e fresco, non è rimasto che un pallido ricordo.Ha cambiato tonalità e sfumature: oggi è un verde che tende all’olivastro ed al grigio, come se avesse perso anche la speranza. I boschi vanno scomparendo e quelli rimasti se li stanno portando via i roghi e la cinipide. L’acqua si perde in mille rivoli e, benché siamo tra le zone più ricche di questo prezioso elemento, oggi siamo in piena emergenza e, anche se dissetiamo tutta la Puglia e parte di Napoli e il Cilento, siamo al razionamento perché le condutture sono fatiscenti e le strutture insufficienti. L’Alto Calore è un pallido ricordo dell’ente voluto da Fiorentino Sullo – che portò l’acqua in tutti i paesi dell’Irpinia financo nelle più sperdute contrade – e fu amministrato con grande saggezza per i primi venti anni. Dal 2003 è una S.p.A. i cui soci sono 95 Comuni della provincia di Avellino, 31 di quella di Benevento e l’Amministrazione provinciale di Avellino. Non offre servizi appena decenti, limitandosi a fare, approssimativamente, l’ordinaria amministrazione senza l’ombra di un investimento sul rifacimento della rete ottocentesca, che è divenuta un colabrodo. Nel mentre continua, però, a praticare una politica clientelare e di sprechi e ad essere gestito con supponenza e imperizia, a causa della lottizzazione politica e dell’accaparramento delle poltrone. Oltre a non offrire servizi adeguati, si dibatte in una situazione finanziaria difficilissima Molti ne chiedono il commissariamento ed il Comune di Chiusano addirittura il fallimento. L’emergenza idrica ed il razionamento giornaliero, che coinvolge moltissimi comuni, non è solo il frutto della siccità e del gran caldo di questa afosissima estate, ma soprattutto delle perdite nelle condutture. Secondo Il Sole 24 ore Avellino è la seconda città della Campania (tra le ultime in Italia) per dispersione di acqua che arriva fino al 46, 30%. Vuol dire che la metà di quella che viene immessa nelle tubature non arriva a destinazione. Basterebbe salvarne una metà per non essere in emergenza idrica ed evitare il razionamento. Il Presidente dell’ACS, Lello De Stefano, si consola perché Avellino capoluogo starebbe meglio di altri comuni irpini (sempre il Sole 24 ore). Peggio di Avellino in Campania sta solo Salerno, a dimostrazione che al Governatore De Luca, già Sindaco di quella città, che spande – almeno a parole- soldi a piene mani e a destra e a manca- proprio non sta a cuore il problema dell’acqua. Al danno si aggiunge la beffa della cosiddetta “acqua pubblica”, che diviene sempre più privata nella gestione con la conseguenza che le tariffe sono quasi tutte raddoppiate ed alcune addirittura triplicate. Quasi per uno scherzo del destino alla mancanza di acqua si collega un’abbondanza di fuoco! La Campania brucia: il Vesuvio è stato letteralmente raso al suolo dagli incendi che hanno coinvolto, con grave pericolo della salute degli abitanti della zona, centinaia di bidoni di veleno e tonnellate di rifiuti speciali sepolti nelle pinete. Ora le fiamme hanno attaccato anche il Faito e Ischia brucia da giorni ed anche il turismo va … in fumo. Sono arsi al suolo, in tutta la regione, oltre 13 mila ettari di superficie boschive (quattro volte più dell’anno scorso). Da noi va un po’ meglio ma siamo sempre al dissesto del patrimonio geo ambientale ed è una magra consolazione sapere che i vicini stanno peggio! In questi due mesi di giugno e di luglio (ma i roghi continuano fino ad intensificarsi in questo torrido mese di agosto) sono stati bruciati mille ettari di superficie boschive. Le nostre montagne continuano a prendere fuoco anche e soprattutto perché da anni non si fa più neanche l’ordinaria amministrazione ed i controlli sono assenti. Se si fa un giro su per il Terrminio si vede che le strade sono letteralmente coperte da cumuli di fogliame secco ed i ciglioni, pieni di sterpaglie secche. Basta un nonnulla, con queste temperature impazzite, e tutto prende fuoco e si espande con velocità incredibile. Le montagne sono lasciate a sé stesse e l’incuria regna sovrana. I Comuni, da anni, non hanno più guardie campestri e le Comunità montane sono state private di molte loro competenze e gli operai agricoli loro dipendenti, che a volte prendono lo stipendio e a volte no, sono con le mani in mano nella totale disorganizzazione ed indifferenza. In questa situazione, che raccontiamo con onesta preoccupazione e senza inutili esagerazioni, siamo letteralmente nelle mani del Signore .. il quale ogni tanto s’incazza, anche Lui, e si vede con il caldo impazzito di questi giorni!

Nino Lanzetta, Il Quotidiano del Sud, 07/08/2017