Università, Ricciardi: “Mesi per registrare un brevetto, il Governo penalizza la ricerca e l’innovazione”

Questa interrogazione è partita anche grazie alle sollecitazioni del sannita Gino Iannace, docente presso la Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. “Ringrazio l’on. Toni Ricciardi per aver sollevato la questione", scrive Iannace

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La recente legge n. 102/ 2023 stabilisce che ai fini della registrazione di un brevetto, i ricercatori delle università sono tenuti a comunicare alla struttura di appartenenza l’oggetto dell’invenzione ed entro sei mesi dalla ricezione della comunicazione, avviene l’autorizzazione alla registrazione. Pochi giorni fa il deputato del PD Toni Ricciardi ha rivolto un’interrogazione al Governo Meloni in merito ai ritardi che intercorrono tra la richiesta di deposito di un brevetto da parte dei ricercatori delle università alla struttura di appartenenza e l’autorizzazione che viene poi concessa per il deposito del brevetto medesimo.

“E’ alquanto eccessivo – evidenzia Ricciardi -. Per noi il termine di sei mesi che può intercorrere tra la richiesta di deposito di un brevetto da parte dei ricercatori delle università alla struttura di appartenenza e l’autorizzazione relativa è eccessiva. Riteniamo che ai fini della semplificazione normativa, sarebbe utile modificare la legge 102/2023, prevedendo che sia sufficiente la comunicazione dell’invenzione da parte dei ricercatori senza attendere l’autorizzazione della struttura di appartenenza. Il governo, purtroppo, non è dello stesso avviso e in questo modo penalizza il mondo della ricerca”.

Lo ha detto Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd, nel corso di un’interrogazione urgente al Ministro delle imprese e del made in Italy, on. Urso in tema di brevetti. “Servirebbe più attenzione al mondo della ricerca: con questa legge le università con proprio personale dovrebbero istituire uffici appositi anche in forma consorziata con altre università. Per l’autonomia di cui beneficiano gli atenei si potrebbe fare, ma occorrerebbe – ha aggiunto Ricciardi- uno sforzo economico e un incremento del personale che non sembra interessare il governo.

La legge 102/2023 è una legge dirigistica -sottolinea il deputato dem- che scarica il peso sulla autonomia delle università creando problemi e ritardi a chi desidera fare ricerca in modo competitivo, cercando di valorizzare il proprio lavoro. Una legge che nei fatti prevede un controllo sulle attività di ricerca di tipo competitivo, qualora le stesse abbiano aspetti che tramite un brevetto possono essere valorizzate. Nella prassi il ricercatore non brevetterà più a nome dell’università o a proprio nome con i danni conseguenti che una mancata registrazione della ricerca comporta. Avevamo chiesto al governo di intervenire, dando anche dei suggerimenti. Tuttavia, per questa, come per molte altre questioni, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.

Questa interrogazione è partita anche grazie alle sollecitazioni del sannita Gino Iannace, docente presso la Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. “Ringrazio l’on. Toni Ricciardi per aver sollevato la questione – scrive Iannace – Questa legge, dirigistica di fatto, limita quelle attività di ricerca competitiva, ovvero quel tipo di ricerca che apporta contributi allo sviluppo di una Nazione per le ricadute economiche ed occupazionali. Nei fatti questa legge rallenta le attività qualora si desideri brevettare il prodotto di ricerca o per le lungaggini che questo comporta non vengono chieste proprio le registrazioni dei brevetti. L’innovazione – conclude Iannace – è una delle porte che ci aprono al futuro. A volte sembra che non dobbiamo più credere a un domani”.