Urbanistica: la maxinchiesta torna in città

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AVELLINO- L’inchiesta che insieme a quella sull’Acs e la gestione della società in house del Comune rischia di far tremare i palazzi del potere non solo politico in città, torna ad Avellino, come ha deciso il Tribunale dei Ministri. Si tratta delle migliaia di pagine trasmesse a novembre dalla Procura all’organismo che si occupa dei procedimenti dove sono coinvolti ministri in carica o, come nel caso irpino alla guida dei dicasteri negli anni precedenti. E’ la madre di tutte le inchieste sull’urbanistica in città, dove non ci sono solo ipotesi di reato legate agli abusi o alle omissioni, ma anche a profili di corruzione. Da qualche settimana tutti gli atti, tranne per una parte stralciata e che resterà di competenza del Tribunale dei Ministri, ovvero il profilo legato all’articolo 450 del codice penale, quello legato al pericolo di inondazione. Un passaggio decisivo e attesa da parte dei magistrati di Piazzale De Marsico, che avevano deciso di trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei Ministri per valutare complessivamente l’intero incartamento. E dopo ben otto audizioni, quelle ai sei consulenti della Procura su questa inchiesta e ai due pm che conducono le indagini, i sostituti Roberto Patscot e Teresa Venezia, è arrivata anche la decisione da parte dei magistrati del Tribunale dei Ministri. Tutto era nato proprio da una delle consulenze agli atti dell’imponente indagine che stanno portando avanti da mesi i magistrati irpini, quella che procede sul doppio binario ed è condotta sia dal personale del Corpo Forestale dello Stato che dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza. La verifica idraulica del San Francesco non è mai avvenuta. E questo, nonostante da parte del Genio Civile di Avellino fosse stata segnalata sia al Comune di Avellino che alla stessa Autorità di Bacino Liri, Garigliano e Volturno la necessità di avviare accertamenti. Non solo. Nella relazione geologica al Piano Urbanistico Comunale redatta nel 2002 dai geologi Massimo e Serena De Iasi, viene segnalato proprio il rischio idraulico sotteso alla presenza dei tombamenti del San Francesco. Tutto questo, nonostante in un preciso arco temporale l’Autorità di Bacino Liri, Garigliano e Volturno che ha la competenza per il rischio idraulico, abbia approvato due piani stralcio per la difesa delle alluvioni. Quelli adottati dai Comitati Istituzionali dove erano presenti anche i rappresentanti dei cinque ministeri. Cosa comporta questa esclusione dai Piani stralcio del Vallone San Francesco? Praticamente, le fasce cosiddette inondabili non sono state regolamentate. E quindi non ci sono vincoli e prescrizioni relativi a queste fasce che avessero potuto determinare l’intervento lungo il San Francesco. Tutte queste «omissioni», benchè fosse noto agli enti Comune e Autorità di Bacino che andasse effettuata una approfondita verifica idraulica su alveo e parte tombata, hanno determinato l’individuazione da parte dei magistrati che si occupano dell’inchiesta, di tutta la catena di responsabilità legata a questo caso. E anche quella di almeno dieci ex ministri. Gli archi temporali considerati, d’altronde, sono infatti ascrivibili ad almeno due governi di diversa estrazione politica. Sicuramente uno sviluppo decisivo quello determinato dalla relazione depositata dai consulenti. Anche per la verifica di omissioni e il rischio che una mancata considerazione della portata idraulica dell’alveo possa creare problemi alla città di Avellino. Tutto questo, nonostante il Vallone San Francesco sia iscritto nel registro delle Acque Pubbliche della Provincia di Avellino. Insomma, questa parte che resta anche alla competenza del Tribunale dei Ministri, ma con una larga parte dell’indagine che è tornata alla Procura. Cosa succederà ora? L’inchiesta, dopo questo nuovo disco verde, potrebbe giungere anche a clamorosi sviluppi aerre