Usa, settimana di fibrillazione

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Quella appena trascorsa è stata una settimana di fibrillazione, incollati alla televisione in attesa dei risultati elettorali in Usa, che hanno tardato ad arrivare per un sistema elettorale lungo e complesso, rallentato dal conteggio dei voti per posta e dalla massiccia partecipazione degli elettori: una percentuale del 67% mai raggiunta prima.

Le elezioni americane e l’improvvisa scomparsa di Gigi Proietti, che ha destato commozione in tutta Italia, hanno limitato le notizie sul Covid che in queste ultime settimane hanno fatto il pieno nei giornali e nelle televisioni, contribuendo non poco ad accrescere la paura e a disorientare gli spettatori costretti a stare in casa per la pandemia. Le polemiche, sull’ultimo CPCM invece di diminuire, accettando l’invito del Presidente Mattarella, sono aumentate di tono e di intensità. Le opposizioni hanno rifiutato la proposta del Premier Conte di partecipare ad un tavolo di regia e ad un loro coinvolgimento in Parlamento; le Regioni, con a capo quelle a guida centro-destra, hanno polemizzato aspramente contro le misure del governo e la suddivisione dell’Italia in tre zone fatte – hanno detto- a loro insaputa. La mancata coesione tra il potere centrale e regionale è un grave vulnus al sistema democratico. Dopo la pandemia, occorrerà ripensare a ridisegnare il ruolo delle Regioni e i loro poteri.  Prima hanno preteso più autonomia ed ora pretendono che sia il potere centrale a prendere decisioni impopolari De Luca, governatore della Campania, vuole chiudere non solo il lungomare ma tutto il territorio, però pretende che sia il Governo a farlo. Intanto il contagio si estende rapidamente anche ad Avellino e in Alta Irpinia e gli ospedali, che pure ci sono, non sono attrezzati e sono lì per lì per scoppiare. Una notizia, passata quasi sotto silenzio, è stata la condanna definitiva di Denis Verdini, altro storico collaboratore di Berlusconi finito in carcere.

L’America, che ha esportato democrazia in tutto il mondo, ci ha tenuto sulla corda per tutta la settimana ed il comportamento di Trump, che rifiuta di accettare la vittoria di Biden, minacciando ricorsi alla Corte suprema, alimenta proteste e violenze. Il Paese è spaccato in due e la presidenza di Trump, di stampo populista, sovranista e qualunquista, ne ha accelerato la decadenza. Fortunatamente gli USA hanno gli anticorpi (la cultura, le varie Autority, i corpi intermedi, ila maggioranza del popolo) che hanno avuto il merito di reagire e di mandarlo a casa. Ha vinto Biden, candidato moderato, usato sicuro, voluto da Obama contro il più radicale Sanders che, probabilmente avrebbe ridato nuove idealità ad un sistema capitalistico che comincia a mostrare la corda. Il sistema elettorale non è tra i più felici. Il federalismo tenace ha finito, talvolta, per anteporsi al supremo interesse della Nazione. Il sistema maggioritario adottato in tutti gli Stati (con eccezione del Nebraska e del Maine): un voto in più prende tutti i grandi elettori che ha permesso le vittorie di Bush nel 2000, (500.000 voti in meno di Al Gore) e dello stesso Trump, (3.000.000 milioni di voti in meno di Hillary Clinton) stavolta non ha funzionato per il gran numero degli elettori.

Il sistema capitalistico americano, però, mostra la corda ed è sicuramente da correggere. I mercati devono servire la Nazione e il popolo e non viceversa, come sostengono illustri economisti anche di area repubblicana, e occorrono restauri e idee progressive, come scrivono, tra gli altri, Stiglitz, Krugman e tanti altri. Gli Usa sono il paese dalle profonde contraddizioni e disuguaglianze come scrive Massimo Goggi nel suo recente volume “Crac America”. Una sanità che penalizza i poveri ed è rivolta più ai cittadini che possono pagarsela: “La salute è una responsabilità del cittadino”, il costo degli studi e i mutui cui sono soggetti gli studenti meritevoli per laurearsi, le strutture pubbliche (strade, acquedotti, ponti) insufficienti e senza manutenzione, l’ambiente degradato, la povertà (bidonville e stamberghe come a Calcutta anche nei pressi della ricchissima Silicon Valley) contrastano con una scuola di grande eccellenza, una cultura ed una tecnologia all’avanguardia nel mondo, una ricchezza strutturale elevatissima e un sistema di libertà costituzionalmente garantito.

Con l’uscita di Trump ci sarà un cambio di marcia radicale e significativo? Ce lo auguriamo.

di Nino Lanzetta