Va in onda la rivoluzione

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Un terremoto. Previsto. Ma non nelle dimensioni annunciate dai primi dati della notte. Cambia la geografia politica del Paese. Crolla il Pd, avanza la Lega, perde Berlusconi, soffre malamente la sinistra. Stravince il Movimento cinque stelle. Si conferma l’umore che aveva attraversato il Paese, in particolare il Mezzogiorno, nella scelta dei pentastellati. Dietro l’angolo un dato di precarietà: la governabilità del Paese, visti gli incerti scenari. Ci sarà tempo per analizzare con puntualità gli errori commessi da Renzi e dal Pd, come per dare una puntuale chiave di lettura alla pioggia di stelle di Di Maio e compagni, o ancora alla fenomenologia della Lega che sovrasta l’alleato Berlusconi, allargandosi al Mezzogiorno. Ci si chiede ora: è stato questo un voto di protesta o, invece, un esperimento per affermare la novità nel cambiamento? Quanto può essere azzardata l’alleanza della protesta nordista della Lega, con quella del sud contadino dei pentastellati? La risposta potrà venire solo dalle prossime mosse che farà il M5S. Se dovesse allearsi con la Lega il vento del populismo avrebbe partita vinta. Una nuova destra si presenterebbe alla ribalta del Paese. Si tratterebbe, comunque, di una maggioranza risicata. Diventa decisivo a questo punto, per il futuro del governo, il ruolo del presidente Mattarella che ha davanti un risultato a dir poco anomalo. Quali i possibili scenari? Una grande coalizione Berlusconi- Renzi? Un governo del Presidente, guidato da Gentiloni? I pentastellati alleati con parte del Pd e la sinistra? O si torna alle urne con una nuova legge elettorale? Domani è un altro giorno e si vedrà.

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud