“La sanità territoriale va riorganizzata, soprattutto a partire dal Vallo di Lauro che paga i maggiori costi di una distribuzione dei presidi sanitari che penalizzano le aree di cerniera, perché potremmo non dover più fronteggiare solo l’emergenza Covid, ma anche i rischi per gli interventi ordinari, già seriamente ridimensionati dalla grave condizione che sta vivendo tutto il comparto della sanità”. E’ quello che alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni anche per la gestione territoriale dell’emergenza condizionata pesantemente dal Covid, sollecita Franco Iovino, capogruppo consiliare a Lauro e dirigente nazionale del Partito Democratico: “Una rivoluzione copernicana della gestione della sanità di prossimità come la nostra può essere anche un filtro necessario per la prima linea contro il Covid, anche perché i servizi di pronto intervento ne sono un’avanguardia fondamentale. Purtroppo come sto dicendo da tempo, proprio la sanità territoriale vive un corto circuito dettato probabilmente dall’assenza di iniziative che partano dalla base e che impongono il coinvolgimento di tutta la filiera professionale della Sanita’, di cui sia per il Covid che per le prestazioni ordinarie si avverte l’assenza. E mi riferisco anche alla medicina di base, senza generalizzare ovviamente, ma sono diverse le segnalazioni che ogni giorno si raccolgono sul territorio. Se questo si deve ad una mancata organizzazione centrale, allora l’Asl deve intervenire subito perché si attuino, così come progettato da anni, dei presidi di Assistenza ed Urgenza Territoriale (PSAUT) che non sono mai stati seriamente considerati ma mai come oggi possono ridurre il carico sulla sanità ospedaliera. Bisognerebbe capire se è per una questione generale e centrale o perché c’è l’assenza e il no locale da parte di chi ne dovrebbe rappresentare la spina dorsale, mi riferisco ai medici di base”. Non è solo una questione di risorse, ma anche di mezzi: “Ovviamente la mia non è una valutazione tecnica, non avendo le competenze in tema sanitario, per cui posso suggerire un’azione su quanto è più evidente, anche da esterni. La prima necessità che si avverte e’ quella per cui servono più mezzi ed in particolare un’organizzazione della ambulanze dedicata. Mi riferisco al fatto che su un territorio si deve distinguere l’intervento dedicato al Covid e quello ordinario almeno alla partenza. Non solo, bisogna organizzare e riportare la centrale operativa in area di prossimità a quella dove si interviene, essere più rigorosi anche sulle stesse ambulanze che si mettono in campo e sulla rete, per evitare discrasie e soprattutto visti i tempi lunghi di percorrenza per raggiungere Avellino, considerato che anche per il bacino di utenza l’ospedale di Nola e’ spesso in sofferenza, bisogna anche valutare la presenza di ambulanze che siano in grado di gestire interventi di emergenza gravi. E’ un discorso che non va più procrastinato, va affrontato con urgenza anche alla luce della fase che stiamo vivendo”.
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