Vicenda San Ciro & dintorni

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Premetto che considero un esercizio del tutto inutile e persino fuorviante cercare motivazioni più o meno razionali all’insano e sacrilego gesto che ha profanato il sagrato e le mura esterne della Chiesa di S. Ciro. Non ci possono essere, infatti, motivazioni razionali per gesti dettati dalla follia, dalla stupidità o dai fumi dell’alcol e della droga (e anche tutte queste cose insieme), com’è probabilmente avvenuto nel caso della “bravata” consumata nella notte tra venerdì e sabato Ma se proprio vogliamo parlare di “cause”, queste non possono essere certo ricondotte ad assurde, pretestuose e calunniose motivazioni di rancore personale nei confronti del Parroco Don Luciano.

Piuttosto, le radici profonde di quanto è avvenuto vanno ricercate in un assai più vasto e complesso contesto ambientale ed esistenziale degradato e imbarbarito. In questo senso è certamente vero che S. Ciro “dà fastidio”a più d’uno, e per molteplici ragioni e motivazioni, fuori e dentro della Chiesa. Ma questo non è certo una novità, giacché tutta la storia della parrocchia di S. Ciro, legata indissolubilmente all’indimenticabile figura del suo primo parroco, quello straordinario sacerdote che fu Don Michele Grella, lo conferma e lo dimostra. Oggi la condizione è profondamente diversa e mutata, sia pastoralmente che sociologicamente, rispetto ai tempi, pur non lontani, di Don Michele. Ma ancora oggi, in una città metaforicamente quanto concretamente “sventrata”, caratterizzata da tutti gli abusi e da tutti gli abusivismi, aggredita dal cemento, sporca, avvilita e degradata, e soprattutto senz’anima, oggettivamente S. Ciro si pone come elemento di contraddizione.

La stessa cura che sin dal suo insediamento D. Luciano ha dedicato con passione ed amore al decoro della chiesa e delle sue pertinenze esterne non poteva non costituire una sfida e allo stesso tempo un’attrattiva per un certo ambiente, psicologicamente ed esistenzialmente debole e fragile. E’ noto, ad esempio, che gli spazi bianchi e nitidi attirano irresistibilmente un certo tipo di psicopatici, che sono quindi condotti dalla loro stessa morbosità a imbrattarli e sfregiarli. E se, come in questo caso, si tratta delle mura di una chiesa, quale migliore, più indifeso e più gratificante obiettivo? Ed è pur vero, altresì, che i segni demoniaci per eccellenza sono l’oscurità, la sporcizia e il degrado materiale, a loro volta figura e simbolo di un assai più grave e profondo degrado spirituale ed umano. Sia pure del tutto inconsapevolmente, gli anonimi imbrattatori hanno quindi in sostanza scritto, anche se in maniera del tutto delirante e sgangherata, una sorta di “auto – biografia” di una certa società contemporanea, che sempre più si abbandona ad assurdi riti e deliri, non a caso specialmente notturni, che manifestano la caduta nella più gratuita irrazionalità. Ed è appunto dalle tenebre dell’inconscio, infatti, che irrompono tutte le paure e irrazionalità più profonde di persone e gruppi incapaci di sublimare i propri istinti nei valori e nelle regole della civiltà. Ed è evidente per tutti come il problema di fondo della società di oggi sia costituito dall’insufficienza o addirittura dalla mancanza di una classe dirigente autorevole e consapevole, che sappia e voglia assumersi le proprie responsabilità nell’interesse del bene comune.

Se ciò non avviene, è inevitabile che la società, specialmente nelle fasce più deboli e fragili, resti preda, senza nessuna prospettiva di libertà e di progresso, dell’irrazionalità e della violenza. E se la libertà e la verità non si proclamano e si difendono, l’angoscia, individuale e collettiva, si afferma sempre di più, e nei comportamenti sociali riappaiono le forme ancestrali delle manifestazioni del “pensiero primitivo”. Anche in questo senso S. Ciro – inteso come parroco e comunità di fedeli -, con la sua umile ma quotidiana testimonianza di fedeltà alla Parola, alla liturgia ecclesiale e di vita, all’evangelizzazione (che è innanzitutto promozione umana) e alla pratica concreta della carità, rappresenta un evangelico “segno di contraddizione”. E perciò l’insano e vile gesto non deve stupire, ma anzi dovrebbe paradossalmente rallegrare, cristianamente parlando, poiché ciò significa che la parrocchia di S. Ciro continua a svolgere un ruolo – senza dubbio impegnativo, faticoso e controcorrente -, che “dà fastidio” a tutti coloro che a ciò si oppongono.

edito dal Quotidiano del Sud

di Francesco Barra