Zia Lidia, si proietta Bosnia Express: quei conflitti dimenticati

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Sceglie di ricordare il trentennale della proclamazione d’indipendenza della Bosnia Erzegovina lo Zia Lidia Social Club. Lo fa attraverso un film come “Bosnia Express”, che ripercorre il ruolo delle donne nella tragedia, la centralità dell’universo femminile, simbolo di ricostruzione. La pellicola di Massimo d’Orzi sarà proiettata lunedì 11 aprile alle 20.30 al Movieplex di Mercogliano nell’ambito di un incontro promosso da Zia Lidia e Kinetta Spazio Labus. Seguirà il confronto con il regista. “Bosnia Express” è un film-documentario che affronta la storia dei Balcani inquadrandola delle dinamiche che appartengono all’intera Europa. Un treno attraversa lento il cuore della Bosnia Erzegovina: Sarajevo, Tuzla, Srebrenica, Konjic, Mostar. Una scuola di danza, i corridoi della facoltà di pedagogia islamica, le aule di musica rock, la collina di Medjugorjie, sono i luoghi da cui i personaggi muovono l’inchiesta. Ad emergere le molteplici cause dello scoppio di un conflitto cruento che ha sbriciolato generazioni e sancito lacerazioni invisibili, non per questo più sanabili. E le sue conseguenze, attraversando un Paese, spesso contemplandolo dai finestrini di un treno a bassa velocità. La chiave che il film sceglie è quella di rileggere la guerra attraverso l’impatto che ha avuto e ha sulle donne, che infatti costellano il tragitto, da un coro locale fino al gruppo che sale a piedi nudi verso il santuario cattolico. La pellicola procede a tappe, stazione dopo stazione, nel tentativo di raccontare la realtà di questo paese e rappresentare le contraddizioni tra un mondo che si sforza di crescere, pieno di vitalità, creatività e un mondo precipitato nell’estremismo etnico-religioso. Il film è liberamente tratto dal libro omonimo di Luca Leone (Infinito edizioni, 2010) e terzo atto di un’ideale trilogia inaugurata da Adisa o la storia dei mille anni (2004) e proseguita con Sàmara (2009). “La Bosnia è un luogo di frontiera – sottolinea il regista – Ma quale frontiera? Frontiera di accesso per i musulmani in Europa? Per i cattolici spinti a Est che vorrebbero insinuarsi nelle terre storicamente governate dalla Chiesa d’Oriente? Frontiera di un’Europa che latita, frontiera d’Oriente e Occidente, di scismi ed eresie. O terra di nessuno, dei bosniaci. E basta. Lasciati soli e, talvolta, fieri di esserlo. Con Bosnia Express mi sono illuso di avere in mano il biglietto per documentare le scorribande, le innumerevoli atrocità, le complicità perpetrate a vari livelli. Ma ho finito per arrendermi di fronte ai volti di donna che mi fornivano un’altra verità. Se vuoi capire cosa è successo in ex-Jugoslavia guarda nei nostri volti. Ma la guerra non ha un volto di donna! Nel documentario, la parola, il commento, che inizialmente volevo banditi, sono stati uno strumento fondamentale per raccontare i mille interrogativi. Le immagini da sole non erano sufficienti a restituire quella complessità che percepivo alla fine di ogni giornata di riprese quando assistevo sconfitto al giudizio dei bosniaci che nemmeno tanto celatamente mi guardavano convinti di veder crollare l’ennesimo straniero giunto fin lì con tutte le buone intenzioni. Il documentario assume di volta in volta la forma di un diario intimo alternando rappresentazione, racconto e metafora, fra tragedia, ironia e poesia legate insieme da un filo sottilissimo. Un film pieno di interrogativi che il suo autore gira direttamente agli spettatori per riannodare i fili della Storia e vincere le lusinghe dei luoghi comuni rischiando di perdersi innumerevoli volte all’interno della giostra balcanica”.