“Zorba di greco”, la recensione

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Il romanzo “Zorba il greco” di Nikos Kazantzakis, edito dalla Casa Crocetti di Milano, ha oramai conquistato nel nostro Paese una sua splendida tradizione di accoglimento di vera gloria, nel senso che con il trascorrere di decenni ha sempre più consolidato un alto valore letterario e artistico, non solo in tutta l’Europa per la quantità delle copie vendute, ma anche per la sua onorata permanenza nel mondo della nostra cultura nazionale.

  Il romanzo, che suscita effettivamente e  subito un’ irrefrenabile, ampia ammirazione, ha anche il gran merito di penetrare in profondità nel cuore, nei sentimenti e nel pensiero di tutti i lettori, che si sono succeduti sempre più numerosi sin dall’anno della sua prima stampa, avvenuta nel 1936.

  Gli stati d’animo aleggiano frementi e arrecano impeti di sollievo per tutti e soprattutto per coloro che sono offuscati nella loro serenità da spiacevoli trepidazioni. Specie in questo nostro periodo esistenziale, oppresso, com’è,  da un diffuso consumismo e da un benessere puramente materiale molto asfissiante, il lettore, benché possa essere afflitto da dolori e timori, in uno, da insistenti sofferenze, riesce lo stesso felicemente a cogliere momenti di gioia e di spensieratezza e si compiace di porgere all’Autore, che ne è il magnifico artefice, una sincera e amorevole, indubbia riconoscenza.

  Il notissimo film con la magistrale interpretazione di Anthony Quinn e la musica originalissima affascinano talmente  e ancora di più i lettori, per cui il romanzo nel tempo è divenuto, senza posticce riserve, per tutti noi  un vero capolavoro, eterno ed  inestimabile.

  Infatti, questo è il destino di detto meraviglioso romanzo: le vicende dei protagonisti, intrecciate dai pregevoli risvolti narrati e propri della vita degli abitanti di quel memorabile villaggio campestre dell’isola di Creta, ci portano idealmente a sognarle come se fossero personali.

  Tutto il romanzo, con i suoi incontri amorosi con Madama Hortense, con gli inevitabili accidenti peccaminosi, con le morti di due monaci e con altri eventi capitati, ci conduce mirabilmente a godere luminosi sprazzi di letizia e di gioia, i quali con certezza beneficano principalmente il nostro spirito di lettore, lenendo i turbamenti della nostra travagliata quotidianità.