2024: l’auspicio che le armi tacciano

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Di Gianni Festa

Il 2023 sarà ricordato come l’anno delle guerre. Un’umanità stracciata, confusa, in cerca di certezze.  E’ quanto ci consegna l’anno che ci lascia. Potremmo dire: finalmente. Se non avessimo il dubbio che, invece, il 2024 si apre con l’inquietudine  delle immagini impietose che ci arrivano dal Medio Oriente. Quei lenzuolini bianchi che avvolgono i corpicini di bimbi appena nati sono strazianti. Nessuna ragione giustifica il massacro che in queste ore compie Israele. Viene da pensare, almeno io credo, che quel 7 ottobre  dell’assalto di Hamas (condannabile per le modalità in cui si svolse) fosse già noto ai guerriglieri israeliani che così avrebbero potuto portare a termine, una volta per sempre, lo sterminio dei palestinesi, non solo di Hamas.  Come credere, infatti, che lo Stato di Israele  che dispone dei migliori servizi segreti del mondo non si fosse accorto della costruzione di una città sotterranea? Altro che sorpresa. In quel ripetere ossessivamente da parte di Benjamin Netanyahu: “Li distruggeremo”  c’è tutto l’odio profondo contro un popolo che resistendo grida il suo diritto ad avere una terra, un proprio Stato, una sua autonomia. Nonostante Hamas che sta facendo il gioco di Israele, legittimando una orribile caccia all’uomo.   Per chi s’intende di storia sa bene che la tecnica messa in campo oggi da Netanyahu  non è diversa da quanto accadde nei campi profughi di Sabra e Shatila dove alle sei del mattino del 18 settembre 1982 furono massacrati dai carrarmati  oltre tremila palestinesi. Allora il nemico era Arafat. Non sono andate meglio le cose in Ucraina dove migliaia di giovani, donne e bambini hanno continuato a perdere la vita per la sete di potere di Putin e del suo disegno della Grande Russia. Non finisce qui. In molti paesi del pianeta l’anno che ci lascia ha acceso  numerosi conflitti che hanno dato all’industria delle armi la grande occasione del primato degli armamenti.

Di fronte a questi eventi bellici tutto il resto accaduto nel 2023 appare di rilevanza minore e, comunque, non sempre secondo le aspettative.

Si apre ora un nuovo anno con la speranza che  le armi tacciano e la ragionevolezza abbia il sopravvento.  Si ricomincia in Italia dalla polemica politica che diventa sempre più contraddittoria in vista delle elezioni europee ed amministrative. Come sempre accade, e stavolta speriamo non sia così,  alla vigilia di un voto la stabilità del governo rischia molto.  Ad agitare le acque dei rapporti politici c’è il Mes che ha determinato uno scontro duro nella stessa maggioranza. Non solo. La manovra di fine d’anno scontenta tutti per quanto essa contenga alcuni elementi positivi in favore della popolazione dei meno abbienti. La premier Meloni sembra abbia concluso la sua luna di miele per i contrasti tra i partiti di maggioranza pronti a dilaniarsi e l’opposizione attestata a non fare nessuno sconto.  Per ogni settore della vita ci saranno cambiamenti, con l’auspicio che  contribuiranno a diminuire la povertà e a ridistribuire le ricchezza. Soprattutto nel mezzogiorno sempre più in crisi di identità e senza un’adeguata classe dirigente. Che il 2024 sia l’anno di svolta con l’affermazione del valore del bene comune.  Così sia.