Alessia, in prima linea nella battaglia contro il cancro

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La giovane scienziata campana porta avanti la sua ricerca al King’s College di Londra

 

In prima linea nella battaglia per sconfiggere il cancro. Alessia Volpe, giovane biologa molecolare salernitana, è oggi una ricercatrice affermata al King’s College di Londra dove porta avanti i suoi esperimenti grazie a un un Phd in Oncologia molecolare e Imaging Cancer. Per lei nel dicembre scorso anche un regalo inatteso, è stata nominata, infatti, ambasciatore dell’European Association for Cancer Research, che raggruppa i maggiori professionisti che studiano le patologie oncologiche. Alessia è solo uno dei tanti cervelli in fuga, orgogliosa dei risultati raggiunti, determinata nel portare avanti il suo percorso per contrastare le malattie tumorali «Conosco bene – spiega Alessia – la realtà della ricerca in Italia. Sapevo che se avessi scelto di restare qui avrei dovuto sopportare amarezze e delusioni, vedermi scavalcata da chi era meno preparato o al massimo ritrovarmi in un laboratorio senza risorse finanziarie. All’estero la meritocrazia è una realtà, ho dovuto superare una selezione durissima, a partire dalla lingua. Chiedevano una padronanza dell’inglese come i madrelingua.  Quello di continuare i miei studi in università straniere è un sogno che ho sempre coltivato, mi sono iscritta a Biologia a Napoli, ho fatto un internato di due anni e mezzo al Cnr e ho preso contatti con istituti d’eccellenza esteri, quindi l’opportunità del King’s College di Londra che ha aperto davanti a me un mondo nuovo».  Sottolinea come senta la mancanza di genitori e amici «ma Londra è una città stimolante, che offre tantissimo sul piano culturale, dai musei alle gallerie d’arte fino ai teatri Grazie a Internet, inoltre, sono sempre in contatto con la mia famiglia. Ho conosciuto nuovi amici ed è bellissimo potersi confrontare con culture differenti. Mi piace stare qui, mangiare un panino con amici in un pub, fare un giro al parco sono piaceri che sono diventati per me irrinunciabili». Anche se ammette che «non è facile conciliare sentimenti e carriera, inevitabilmente sei costretto a relazionarti solo con chi capisce i tuoi obiettivi. Avevo una storia con un ricercatore francese ma lui è partito ed è stato difficile portare avanti la relazione a distanza». Sottolinea come le emozioni più forti arrivino proprio dal contatto con i malati di cancro al St Thomas Hospital:«E’ importante che il mio lavoro non resti una ricerca astratta. I pazienti con cui entro in contatto riescono a trasmettermi forza ed energia. È questo impatto emotivo con la sofferenza che mi dà una straordinaria forza mentale e interiore.  Ho la sensazione che il mio impegno, il mio lavoro quotidiano abbia realmente senso, perchè così riesco a salvare delle vite. Al tempo stesso nell’ambito di un’équipe, la sana competizione assume la forma di un’intensa collaborazione. Ed è importante il confronto con i colleghi e i  tutor, se voglio crescere come donna e professionalmente». Spiega di non avere alcuna paura di attentati o delle conseguenze della Brexit: «Ho fiducia nei sistemi di sicurezza inglesi, Roma e l’Italia mi sembrano oggi più vulnerabili. Del resto, sarebbe assurdo se ci facessimo vincere dalla paura, non riusciremmo più a vivere. La daremmo vinta ai terroristi». Quanto alla Brexit «La crisi – sottolinea – si sente qui meno che nel resto d’Europa. Al King’s College abbiamo temuto che venissero meno i fondi europei, fortunatamente non è stato così».
Oggi i suoi studi sono concentrati sulle nanoparticelle intelligenti, piccolissimi “shuttle” in grado di trasportare farmaci dentro le cellule tumorali, per una terapia mirata che riduca gli effetti tossici collaterali procurati dai farmaci chemioterapici e massimizzi l’efficacia delle molecole introdotte.