A Miano “Un’altra Chanche”, ovvero inclusione e recupero dei detenuti

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 Si è tenuta oggi, presso il Bene Confiscato alla camorra “Mianville”, la manifestazione conclusiva del Progetto “Un’Altra Chance”, messo in campo dalla Cooperativa Sociale “il Quadrifoglio”, con il quale sono stati promossi “percorsi sperimentali di empowerment e di inclusione socio lavorativa rivolti alle persone detenute negli istituti penitenziari, al fine di favorirne il processo di riabilitazione e di rieducazione penale, mediante l’acquisizione, il riconoscimento, il recupero ed il rafforzamento delle competenze di base fondamentali per l’avvio di un processo di inclusione sociale”.

L’iniziativa, partita nel luglio 2022, ha coinvolto 10 donne detenute all’interno della Casa circondariale femminile di Pozzuoli e 7 donne in area penale esterna in carico al UEPE;  le attività con le donne in area penale esterna si sono svolte presso un Bene Confiscato alla camorra  “Mianville”, sede de “il Quadrifoglio“.

La progettualità è stata articolata in tre moduli:

“orientamento e bilancio delle competenze”, “sostegno alla genitorialità”, “sartoria” con il quale le partecipanti sono state coinvolte in un percorso di inserimento lavorativo nel percorso appunto della sartoria.

La giornata conclusiva ha visto la partecipazione del Presidente de “Il Quadrifoglio” Lidia Ronghi e del Garante dei Detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello.

Questi laboratori-borse lavoro sono stati finanziati da Cassa delle ammende e dalla Regione Campania, in collaborazione con il mio ufficio di Garante campano delle persone private della libertà personale, dell’ufficio UEPE e del Provveditorato campano dell’amministrazione penitenziaria. Sono piccole cose dal valore non quantificabile, sono stati bei progetti, come questo specificamente fatto dalla cooperativa Quadrifoglio, per due motivi: sia perché ha visto coinvolte le donne ristrette nel carcere di Pozzuoli, sia le donne in misura alternativa al carcere. Le donne costituiscono una minoranza nella popolazione carceraria e il modello penitenziario prescelto, sia nelle norme, che nella sua traduzione pratica, prevalentemente concepito per gli uomini. Manca un insieme dettagliato di norme standard capaci di tenere conto delle esigenze specifiche delle donne detenute e anche quelle uscite dal carcere. Mancano sia le specificità penitenziarie per le donne ristrette, per esempio i modelli organizzativi, formativi, strutturali, sono sempre gli più o meno gli stessi corsi. Manca anche un’attenzione quando escono, senza dimenticare che, queste donne all’esterno vivono anche la maternità, che è un’aggiunta ma molte volte anche un’aggravante. Comunico che il Provveditorato, la Regione Campania, l’ufficio Garante e il UEPE hanno già predisposto una programmazione per finanziamenti, sempre per laboratori, borse lavoro, dentro le carceri e in misura alternativa, comunità e luoghi per detenuti senza fissa dimora, borse di studio per detenuti che escono per svolgere lavori di pubblica utilità“, così il Garante campano Ciambriello.

“Da anni mettiamo in campo progettualità che coniugano la riabilitazione della pena con l’opportunità di un reinserimento lavorativo tramite processi di formazione specifici.

Ringrazio per la presenza e per il lavoro costante e senza sosta che svolge il Garante Ciambriello. Se la filiera istituzionale funziona, le speranze che, una volta scontata la pena, si possa ritornare ad una vita dignitosa, e senza che si ricommettano reati, aumenta”. È quanto ha dichiarato Lidia Ronghi, presidente de “il Quadrifoglio”.