Airoma inaugura la scuola di politica della diocesi: ripartire dalla coscienza dell’uomo e dal valore della gratuità per educare i giovani

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“E’ la coscienza la grande assente in questo tempo. Siamo noi adulti ad avere fallito nei confronti dei giovani”. E’ un appello a riscoprire l’essenza dell’uomo quello che lancia il procuratore di Avellino Domenico Airoma nel corso dell’appuntamento inaugurale della Scuola di politica promosso dalla diocesi di Avellino, tenutosi questo pomeriggio al Polo dei giovani. “Il momento difficile che oggi viviamo si spiega con la crisi dell’uomo. La vera libertà si fonda sulla verità, legata alla coscienza. – spiega Airoma – E’ la coscienza la luce che può guidarci nella conoscenza di noi stessi e del reale. Se non ritorniamo alle leggi della coscienza che ci insegnano la distinzione tra ciò che è giusto e sbagliato non potremo ricostruire la società in cui viviamo”. Cita “La terra desolata” di T. S. Eliot e sottolinea come “Ricostruire l’uomo significa conciliare la ragione con i sensi e lo spirito, riprendere il contatto con la carne, riscoprire la dimensione corporea, rientrare in noi stessi per comprendere le conseguenze delle nostre azioni e acquisire consapevolezza che non ci siamo fatti da soli, che il mondo non comincia e finisce  con noi”. Non ha dubbi Airoma, c’è ancora posto per la speranza “E’ lo stesso Elliot a ricordarci come la Terra sia in attesa di qualcuno che permetta di nuovo alle radici di vivificare”.

Spiega come “Il bene comune è quell’insieme di condizioni, grazie alle quali ciascuno  può perseguire il proprio benessere fisico e spirituale. Ma per contribuire al bene comune è fondamentale ritrovare la dimensione della gratuità. Per costruire un consorzio civile è fondamentale fare affidamento su uomini disposti al sacrificio e a dare di più. Così come è necessaria la formazione per capire il mondo in cui viviamo”. Inevitabile il riferimento alla criminalità organizzata in provincia di Avellino. “C’è bisogno di persone che si assumano fino in fondo le proprie responsabilità in ogni luogo e trasmettano ai giovani il senso del dovere oltre quello dei diritti. Ma è chiaro che le guide bisogna formarle, ogni comunità deve impegnarsi per raggiungere questo obiettivo”. E ricorda come una recente inchiesta sul mondo giovanile, i giovani hanno dichiarato “di non di avere modelli a cui fare riferimento. Il che ci fa comprendere che noi adulti non abbiamo saputo trasmettere nulla, non siamo stati testimoni credibili”. Chiarisce come anche “in un romanzo come Il Signore degli anelli il compito di salvare il Regno sia affidato ai piccoli, a dei mezzi uomini, gli Hobbit. Ecco perchè siamo chiamati tutti a fare cose ordinarie in maniera straordinaria”. Non risparmia stilettate alla “barbarie della riflessione. Siamo circondati da professionisti del giustificazionismo, pronti a giustificare ogni cosa. Siamo cultori del nostro ombelico, convinti di essere misura di tutte le cose, a trionfare è il puro individualismo. Abbiamo perso il riferimento a valori comuni. Conta solo l’affermazione del singolo, di qui l’inevitabile conflitto, in cui ciascuno vuole affermare la propria verità. Viviamo in una società di superuomini e sottouomini con soggetti vulnerabili che non sono tutelati in nessuno modo”

A rilanciare il male dell’individualismo è anche il vescovo Arturo Aiello “Un male del nostro tempo causato dalla nostra generazione, occorre tornare a educare alle scelte comuni. La scuola, le istituzioni pubbliche, la Chiesa devono agire, anche interpretando i vuoti che oggi si riscontrano. Parliamo da anni di emergenza educativa, lo testimoniano i numerosi casi di suicidi e violenza. Si tratta di un’emergenza alla quale dobbiamo dare risposta”. Ricorda come “La scelta del singolo o di un gruppo ha sempre effetti sul destino della collettività. Il battere d’ali di una libellula può produrre un maremoto. Il confronto di oggi è strettamente collegato ai mostri che generiamo, come le guerre. Ecco perchè è importante rimettere in circolo la coscienza. Tutti siamo responsabili di tutto, di qui l’importanza di ritornare all’abc del sentire politico”. E ricorda come anche l’ideologia “è un rischio da correre perchè nasca qualcosa di nuovo”. E a chi gli ricorda come in Irpinia si mangiava pane e politica “Certamente l’Irpinia ha avuto una classe politica di tutto rispetto a livello nazionale, il detto pane e politica riguardava quei tempi, poi è venuta meno la politica e si rischia venga meno anche il pane”.

La dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Fiorella Pagliuca sottolinea come la scuola ha bisogno di tutti “è una grande opportunità per sognare e costruire il proprio progetto di vita. Dobbiamo educare i giovani a superare individualismi perchè diventino costruttori di pace, perchè ritrovino le ragioni dell’umanesimo. Di qui l’importanza di promuovere i valori di equità, inclusione e fratellanza. Abbiamo una responsabilità educativa, che si realizza attraverso l’impegno quotidiano”. Sono poi don Antonio Fucci e don Antonio Dente, componenti dell’Ufficio della pastorale scolastico, a illustrare l’idea da cui nasce la scuola di politica per riavvicinare i giovani all’impegno, un’utopia nata dalla sfida di formare persone in grado di costruire un futuro diverso per le nostre comunità. A introdurre l’incontro, moderato dalla professoressa Anna Iermano, le note del Serino Sax Quartet.