Alto Calore, per i sindaci è l’ora delle scelte. Buonopane: “Serve un manager distante dalla politica”

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Otre la mole debitoria, ad agitare le acque dell’Alto Calore arriva l’inchiesta giudiziaria della Procura di Avellino.  Corsi di formazione eseguiti, secondo le accuse solo sulla carta, ma soldi veri, quelli distratti in favore delle società, che tra il 2019 e il 2021, avevano organizzato e progettato i percorsi di aggiornamento professionale per l’Alto Calore.

Le indagini che hanno portato la Procura di Avellino a chiedere ed ottenere due misure interdittive nei confronti dell’amministratore unico di Alto Calore Spa Michelangelo Ciarcia e per un addetto alla segreteria d sulla base delle indagini dei militari delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Avellino, agli ordini del colonnello Salvatore Minale.

E le indagini condotte dal procuratore aggiunto Vincenzo Russo sui presunti corsi irregolari presso  Alto Calore non si fermano. Anzi, negli ultimi giorni, il sostituto procuratore ha firmato un nuovo decreto di esibizione di atti eseguito dai militari delle Fiamme Gialle del Nucleo Pef di Avellino, relativo sempre a profili legati alla vicenda dei corsi, anche negli anni relativi alla contestazione, che ha portato un mese fa alle misure interdittive nei confronti dell’ormai ex amministratore unico Michelangelo Ciarcia (ha rassegnato le dimissioni nei giorni scorsi) e di uno dei componenti dell’ufficio di presidenza.
Davanti al pm sono comparsi anche due testimoni, verosimilmente una serie di riscontri dopo gli interrogatori di garanzia davanti al Gip Francesca Spella dei due indagati raggiunti dalla misura. Le ipotesi di reato, temporaneamente formulate dalla Procura, comprendono l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’indebita compensazione, nonché due ulteriori accuse provvisorie: peculato e false comunicazioni sociali ai danni di soci e terzi, tutte ipotizzate in concorso.
Ora, il 21 marzo,  ci sarà l’assemblea dei soci di Alto Calore – Comuni e Provincia – che dovranno scegliere il nuovo amministratore. In un clima già teso per i risvolti giudiziari,  i partiti si preparano  a questo appuntamento cruciale per l’ente di corso Europa: individuare una figura in grado di  guidare la società  in un momento complesso dal punto di vista economico.  Sull’ ente di corso Europa  pende una procedura di concordato preventivo innanzi al Tribunale di Avellino, maturata in seguito all’istanza di fallimento, avanzata dalla Procura della Repubblica del capoluogo, a seguito dell’accertamento di un’esposizione debitoria di circa 150 milioni di euro nell’anno nel 2021, salita a 200 milioni secondo l’ultimo bilancio.
Il passivo evidenzia un patrimonio netto pari a 69 milioni di euro e un totale delle esposizioni debitorie di 168.475 milioni, di cui i debiti a breve termine rappresentano l’ 85,96%. Il quadro negativo è completato dall’aumento delle spese per l’energia elettrica, salite di 8 milioni di euro rispetto al 2020 e arrivate a toccare i 21 mln di euro l’anno, destinate addirittura a salire. Il bilancio si è chiuso con una perdita di 33 milioni, evidenziando un peggioramento rispetto all’esercizio precedente in cui si registra un utile di 44 milioni di euro.  Inoltre a breve si conoscerà l’esito del concordato preventivo in continuità per la società di Corso Europa, presentato alla Sezione Fallimenti del Tribunale di Avellino, dall’ex manager Ciarcia: la votazione all’assemblea dei creditori, fissata per il 7 maggio, stabilirà la proposta di saldo percentuale degli importi: 180 milioni di euro di debito.
Intanto,  in attesa dell’assemblea convocata dal Presidente del collegio sindacale Mario Lariccia, circolano già diversi nomi alla successione di Ciarcia.  Da giorni si fa il nome  dell’ex sindaco di Summonte e in passato presidente dell’Ato calore irpino, Pasquale Giuditta. Nel centrodestra, invece si vocifera che il parlamentare Gianfranco Rotondi, insieme al  consigliere regionale Livio Petitto potrebbero proporre alla guida dell’ente di Roberto Castelluccio, commercialista ed ex consigliere regionale di Forza Italia.
Ma  i due profili, anche  se di navigata esperienza politica,  non sembrerebbero proprio in linea alle indicazioni arrivate, anche dall’ente provincia,  di nominare un manager in grado di poter guidare  la società  in una fase difficile sul piano economico. Quindi, il 21 marzo, i sindaci irpini si ritrovano di fronte ad una scelta cruciale. Decisione, che non può
essere presa a cuor leggero,  per evitare gli errori del passato, come la cessione di alcune sorgenti irpine avvenuta sotto la gestione Ciarcia.

L’impianto di Cassano, infatti,  è stato ceduto alla Regione su decisione della presidenza dell’Alto Calore per sollevare l’ente di Corso Europa dai costi di gestione dell’ente, che ammontano ad oltre 1 milione e 100mila euro annu,  per la sola energia elettrica e ad ulteriori 700mila euro circa all’anno tra personale, manutenzioni, riparazioni condotte, materiali, clorazione e analisi di laboratorio. Con la centrale di Cassano e i relativi serbatoi e acquedotti della Normalizzazione, Ramo orientale e centrale, sono stati trasferiti anche i punti di prelievo dell’energia elettrica a servizio della sorgente del Baiardo di Montemarano e della stazione di rilancio di Zingara Morta a Pontelandolfo. Naturalmente, il passaggio degli impianti ha comportato da parte di Alto Calore l’acquisto all’ingrosso della quota di acqua prima prelevata a Cassano e Serrapullo attraverso il concessionario Acqua Campania. La cessione da parte dell’Alto Calore di cedere le sorgenti di Cassano e Montemarano alla regione rappresentano una parte significativa del prezioso patrimonio di opere e sorgenti confluite nel sistema di grande adduzione primaria. Una rete di opere sorgenti ed infrastrutture dal valore per cui l’affidamento di gestione, tramite gara, equivale a ben 138 milioni di euro, su cui sarebbero pronti a concorrere per ottenerne la gestione colossi come Suez, Italgas e Acea mettendo in un angolo la gestione pubblica delle risorse idriche. A novembre  del 2023 è scaduto  il contratto con Acqua Campania Spa, che finora ha gestito le infrastrutture idriche campane. E ora la Regione  prepara il bando, con la benedizione del governatore campano De Luca, il silenzio dei consiglieri  regionali e sindaci irpini, per gestire una parte della grande adduzione in Campania che fa gola a tante multinazionali private.

A scuotere le coscienze dei sindaci – soci sull’importanza della nomina del nuovo amministratore unico, cruciale per il  futuro dell’Alto Calore è il presidente della Provincia Rino Buonopane. “Ben venga che che il nuovo amministratore sia irpino, ma se non lo sarebbe  ancora meglio, non avendo legami politici con il terrorio. Basta con gli errori del passato. Negli enti di servizio c’è necessità, che si  facciano scelte coraggiose. E’ ora di dire basta con il posizionamento di  uomini dei partiti negli enti locali. E nel caso dell’Alto Calore credo, che si debba nominare nel ruolo di amministratore unico,  un tecnico, competente ed esperto del settore. Un manager, capace  e distante dalla politica, che sia in grado di guidare la società alle prese tuttora con un concordato preventivo in continuità. Al prossimo amministratore unico spetterà il delicato compito, che il piano concordatario venga approvato il prossimo 7 maggio  e si arrivi ad un  affidamento del servizio idrico integrato stabile, perchè c’è in gioco la salvaguardia della gestione pubblica dell’acqua. Serve uno scatto in avanti da parte dei partiti e degli amministratori, per arrivare ad una condivisione unanime e di tutte le sensibilità politiche individuare un manager che possa dare maggiori  garanzie”.